Green Deal Europeo: verso una nuova era più sostenibile

Il Green Deal Europeo è un pacchetto di iniziative strategiche adottato dalla Commissione Europea nel dicembre 2019. Esso si colloca all’interno dell’impegno assunto dall’UE a livello internazionale con l’Accordo di Parigi (2016) di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto al periodo preindustriale. Per tale ragione, l’obiettivo principale del Green Deal è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con l’impegno da parte degli Stati Membri di ridurre almeno del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030.   Nella strategia sono presenti anche gli strumenti legislativi per conseguire gli obiettivi stabiliti e le principali linee di intervento.

I pilastri su cui si fonda il Green Deal sono:

  1. rendere l’economia europea climaticamente neutra entro il 2050;
  2. proteggere le vite umane, gli animali e le piante, riducendo l’inquinamento;
  3. aiutare le imprese a diventare leader mondiali nel campo delle tecnologie e dei prodotti puliti;
  4. contribuire ad una transizione giusta e inclusiva.

Per quanto riguarda il primo pilastro, nel corso del 2021 è stata adottata dal Consiglio la nuova Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (giugno) e dalla Commissione, la Legge europea sul clima (luglio) con cui ci si impegna a ridurre i gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Nel giugno del 2022, inoltre, i ministri europei dei trasporti hanno adottato una posizione comune sulle proposte legislative del pacchetto Pronti per il 55%, con l’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti, comparto responsabile di ¼ delle emissioni totali di CO2. A tal proposito, nello stesso mese, il Parlamento Europeo ha approvato il Bando alle endotermiche, provvedimento che decreterà la fine della vendita delle auto a diesel e benzina a partire dal 2035.

Il secondo pilastro contiene, invece, una serie di interventi mirati alla tutela della biodiversità. L’obiettivo è quello di proteggere gli ecosistemi, attraverso la riduzione dell’inquinamento e il rafforzamento dell’economia circolare. Sempre in riferimento al pacchetto Pronti per il 55%, i ministri dell’ambiente, di recente, hanno discusso la proposta della Commissione di ridurre al minimo i prodotti provenienti dalle catene di approvvigionamento associate alla deforestazione  o al degrado forestale.

Il terzo pilastro prevede, invece, lo sviluppo di una strategia industriale per rendere l’Europa competitiva, verde e digitale, favorendo le spese per la ricerca e l’innovazione. Si ricordi, in questo senso, che è in atto un programma finanziario specifico denominato Orizzonte Europa. A febbraio del 2022 i ministri europei, nel corso di un incontro in materia di costi derivanti dal processo di transizione verde (febbraio 2022), hanno nuovamente sottolineato i vantaggi che nel lungo periodo la stessa transizione porterà e, a tal fine, hanno evidenziato le azioni necessarie per poterla sostenere in questo periodo particolarmente delicato.

L’ultimo pilastro riguarda la transizione giusta e inclusiva. Ai fini della sua realizzazione, il Green Deal prevede: l’approvvigionamento di energia pulita in modo economico e sicuro, incrementando l’efficienza energetica e sviluppando adeguate infrastrutture energetiche (1); l’adozione di politiche a sostegno dei sistemi alimentari sostenibili (2); la previsione di finanziamenti specifici per rendere effettive tali misure (3). In quest’ultimo caso, si ricordi che la Commissione, all’interno del suo bilancio pluriennale (2021-2027 – 1200 miliardi) ha destinato 820 milioni per il NextGenerationEU fondo dedicato alla ripresa dalla pandemia Covid.

A maggio 2022 si è tenuta la settimana verde dell’UE, il più grande evento annuale europeo sulla politica ambientale che ha esplorato i modi innovati per attuare gli obiettivi delineati nel Green Deal.

A livello italiano, l’implementazione del Green Deal ha assunto un ruolo centrale. Va sottolineato, infatti, che l’Italia è uno dei primi Paesi europei in termini di tutela della biodiversità e produzione biologica, ma è molto indietro per quanto riguarda l’efficienza energetica. Ad oggi, inoltre, è tra gli Stati con più emissioni di CO2 (nonostante abbia registrato una diminuzione pari al 17% rispetto ai valori del 1990). Rilievo assumono, quindi, le misure adottate a livello interno ai fini dell’attuazione del Green Deal.

Particolare importanza riveste il fondo di oltre 4 miliardi di euro (anni 2020-23) destinato a finanziare gli investimenti pubblici e, all’interno del Ministero dello Sviluppo Economico, il fondo di 750 milioni di euro previsto per gli investimenti industriali (Fondo per la crescita sostenibile (FCS) e Fondo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca (FRI)). Questi fondi andranno a supportare dei progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal italiano. Come giustamente sostenuto da molti, il NextGenerationEU potrebbe garantire una ripresa sostenibile dell’economia italiana. Si tratta di una quota di circa 60 miliardi di euro e che rientra nella strategia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per la rivoluzione verde e la transizione ecologica approvato il 13 luglio 2021.

Andrea De Masi