La cementificazione incontrollata e la tutela del “suolo”

Quello della cementificazione incontrollata è un fenomeno ormai noto, ritenuto responsabile di aver causato, nel corso degli ultimi decenni, una progressiva perdita del suolo con conseguenti ed evidenti impatti ambientali.

La trasformazione, infatti, di aree verdi e naturali in spazi urbani o industriali determina una copertura artificiale del suolo che limita e compromette le sue molteplici funzioni: da habitat naturale per le specie animali e vegetali a risorsa fondamentale per l’uomo in termini di cibo e materie prime. Ciò premesso, va sottolineato che la cementificazione colpisce direttamente la permeabilità del suolo, ossia la sua capacità di assorbire acqua, fondamentale per la produttività agricola e la mitigazione di eventi estremi, sempre più frequenti, quali le alluvioni e i periodi di siccità.

Diverse sono, dunque, le conseguenze ambientali derivanti dall’uso incontrollato del suolo e tra queste: la distruzione del paesaggio; la frammentazione degli habitat; l’alterazione degli ecosistemi, con conseguente rischio di estinzione delle specie animali e vegetali; l’innalzamento delle temperature nei centri urbani, dove in assenza di vegetazione, il calore viene assorbito maggiormente e dissipato in misura minore; l’aumento del rischio idrogeologico.

In virtù di tali considerazioni, appare evidente non solo l’importante ruolo che il suolo svolge per la nostra società e per l’ambiente ma, anche, la profonda gravità della crisi a cui il nostro paese sta andando incontro a causa del costante consumo di suolo, così come si evince dal rapporto dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) intitolato “Atlante 2025 – Territori in trasformazione” . Secondo quest’ultimo, infatti, si stima che in Italia, tra il 2006 e il 2023, ci sia stata una perdita di circa 43.585 ettari di territorio, un dato allarmante in quanto indice sia di una scarsa considerazione dell’importanza rivestita dal suolo, ma anche di una totale assenza di tutela dello stesso. Di fatto, ad oggi, l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non prevede una legge specifica sul contenimento del consumo di suolo. Alla prima proposta di legge sulla limitazione del consumo di suolo, risalente al 2012, non approvata a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, non ha fatto seguito l’approvazione della tanto attesa legge sull’arresto del consumo di suolo e la sua rigenerazione, ritenuta fondamentale per frenare la cementificazione e per ripristinare un territorio sempre più impermeabilizzato.

Per tali ragioni, il quadro normativo italiano risulta in notevole “ritardo” rispetto alla capacità di recepire gli impegni previsti dall’Unione Europea la quale, tramite l’adozione della “Strategia europea per il suolo al 2030”, richiede ai propri Stati membri di raggiungere, entro il 2050, l’azzeramento del consumo netto di suolo. Nel perseguire tale obiettivo, i Paesi europei sono chiamati a predisporre azioni concrete da attuare entro il 2030.

In tale contesto, un ruolo chiave è svolto dalla Proposal for a Directive on Soil Monitoring, nota come Soil Health, adottata nel 2023 dalla Commissione Europea con lo scopo di sviluppare un sistema di monitoraggio integrato basato su dati reperiti a livello europeo, nazionale e tramite organismi/enti privati. Con tale direttiva l’Unione Europea fornisce per la prima volta delle indicazioni precise sui metodi da seguire e sui limiti analitici di alcuni parametri per definire un suolo come “sano”.

Con l’adozione di questi strumenti giuridici, dunque, l’UE ha voluto creare un livello di protezione per il suolo che fosse paragonabile a quello già esistente per l’acqua, l’ambiente marino e l’atmosfera. Si pone, pertanto, l’attenzione sull’importanza di tale risorsa e sulla criticità dello stato in cui lo stesso si trova. Preso atto degli obiettivi stabiliti dall’UE, allineati d’altronde con quelli dell’Agenda 2030, e della crescente perdita di suolo, che interessa in particolar modo il nostro Paese, emerge sempre più la necessità di avere una tutela giuridica mirata e adeguata.

di Sofia Pavlidi