L’inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico è definito dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) come “la presenza di sostanze contaminanti o inquinanti nell’aria che non si disperdono correttamente e che interferiscono con la salute o il benessere umano, o producono altri effetti ambientali dannosi”.

Tale fenomeno può essere determinato da fonti antropiche, come l’utilizzo di combustibili fossili, processi industriali, agricoltura e trattamento dei rifiuti, o da fonti di origine naturale, come le eruzioni vulcaniche, polveri aero-diffuse, emissioni di composti organici volatili provenienti dalle piante.

Ad aggravare ulteriormente la problematica dell’inquinamento atmosferico, sono giunti fenomeni quali l’acidificazione, l’eutrofizzazione e i danni alle colture causati da alte concentrazioni di ozono.

Per acidificazione, secondo quanto definito dall’ Agenzia europea dell’ambiente (AEA), si intende il cambiamento dell’equilibrio chimico naturale di un ambiente causato da un aumento della concentrazione di elementi acidi, mentre per eutrofizzazione, un problema causato dall’introduzione di una quantità eccessiva di nutrienti nel sistema.

In ambito internazionale, i primi richiami alla tematica dell’inquinamento atmosferico si riscontrano nelle ricerche della World Meteorological Organization (WMO). Tuttavia, solo nel Summit della Terra, tenutosi a Stoccolma nel 1972, fu sollevata per la prima volta la questione del cambiamento climatico.

Successivamente, la Convenzione di Vienna del 1985 e il Protocollo di Montreal del 1989 si concentrarono sul problema della protezione dello strato di ozono.
Un ulteriore passo avanti è stato compiuto nel 1988 con l’istituzione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC), che iniziò ad occuparsi di studiare l’effetto serra e il cambiamento climatico globale.

Nella seconda Conferenza mondiale sul clima, tenutasi a Ginevra nel 1990, si prese coscienza che il cambiamento climatico era un problema globale di carattere unico. Parallelamente furono avviati i negoziati che portarono all’adozione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) aperta alla firma in occasione della Conferenza di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo (1992).

La Convenzione ha come obiettivo quello di stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra a un livello tale da prevenire pericolose interferenze antropiche con il sistema climatico.

In questo quadro giuridico si inserisce il Protocollo di Kyoto adottato nel 1997, che nasce con l’obiettivo di ridurre le emissioni complessive di anidride carbonica e altri gas serra dei paesi industrializzati di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di impegno dal 2008 al 2012.

Data la mancata efficacia delle misure previste all’interno del Protocollo di Kyoto, questo è stato sostituito dall’Accordo di Parigi del 2015, il quale prevede di limitare l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Per la sua entrata in vigore, era previsto un numero minimo di ratifiche (55) provenienti da stati che, nel loro complesso, rappresentavano almeno il 55% delle emissioni globali. L’Accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016. L’ Unione europea (UE) ha ratificato l’accordo il 5 ottobre 2016.

A livello europeo il tema dell’inquinamento atmosferico è disciplinato dalla Direttiva 2008/50/CE, relativa alla qualità dell’aria che si prefigge l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico per tutelare la salute dell’ambiente e dell’uomo. La Direttiva nasce sulla base della Strategia tematica sull’inquinamento atmosferico del 2005, i cui obiettivi erano la riduzione del particolato del 75%, dell’ozono troposferico del 60%, e dell’acidificazione ed eutrofizzazione del 55% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2000.

Al termine del 2013 la Commissione europea ha lanciato il programma Aria Pulita per l’Europa, con l’obiettivo di rispettare la normativa vigente entro il 2020, e di fissare nuovi obiettivi per il 2030.

In Italia, le norme per la tutela dell’aria sono contenute nella Parte III del Testo Unico Ambientale (D. Lgs. 152/2006), che integra o modifica le disposizioni preesistenti. In tale ambito, si inserisce il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e Clima (PNIEC) del 21 gennaio 2020.  

Il piano prevede gli obiettivi nazionali per il 2030, in particolare, per quanto riguarda l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO2, recependo il Regolamento europeo, stabilisce l’impegno dell’Italia a ridurre del 40% le emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990.

Clarissa Cataldi