Con il termine deforestazione si suole indicare il progressivo abbattimento delle foreste o dei boschi da parte dell’uomo. Nonostante si tratti di un fenomeno oggetto di discussione da parte dei governi attuali di tutto il mondo, la deforestazione è in realtà una problematica che affonda le sue radici nel passato e precisamente nel periodo di massimo espansionismo dell’Impero Romano. Tuttavia, è solo durante la seconda metà del secolo scorso che tale fenomeno ha iniziato ad assumere le proporzioni globali che tutti noi oggi conosciamo.
Da quel momento, gli albori dei primi movimenti ambientalisti e delle ONG del settore hanno contribuito a generato una prima presa di coscienza da parte della società civile sugli impatti della deforestazione, come il danneggiamento degli ecosistemi con la conseguente diminuzione della biodiversità e tutte le problematiche derivanti da dissesti idrogeologici che questa causa.
A tal proposito in occasione della COP26 sul clima tenutasi a Glasgow l’anno scorso, 100 Stati, quelli che ospitano l’85% delle foreste mondiali (tra questi: Stati Uniti, Cina, Brasile, Russia, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo) si sono impegnati a definire delle soluzioni al problema della deforestazione nei loro Paesi entro il 2030, a favorire pratiche più sostenibili per l’agricoltura e l’allevamento nonché e ad allocare 12 miliardi di dollari per la protezione delle foreste e della biodiversità presenti all’interno dei loro territori. Tuttavia, la mancanza di misure cogenti in merito all’attuazione del piano ha scatenato numerose critiche da parte di associazioni, ONG ambientaliste e della stessa società civile.
Le misure adottate nel corso della COP26 rappresentano l’ultima tappa di un percorso che ha avuto inizio nel 1972, in occasione della Conferenza di Stoccolma. Si evidenziò allora, come la tutela delle foreste fosse centrale per garantire la salvaguardia delle risorse naturali. Tale concetto è stato poi ripreso e ampliato durante la Conferenza di Rio de Janeiro (1992), al termine della quale fu adottata la Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste. Tale documento, a carattere non vincolante, aveva come obiettivo primario quello di assicurare una gestione, una conservazione e uno sviluppo sostenibile delle foreste. Si ricordi, inoltre, che il tema della protezione delle foreste era presente anche nell’altro documento adottato sempre a Rio nel ’92, l’Agenda 21, a cui era dedicato il capitolo XI.
Nonostante ciò, come ha messo in evidenza la FAO nel Report “Global Resources Assessment 2020”, le iniziative intraprese dagli Stati in questi anni, non hanno prodotto effetti rilevanti e non sono stati in grado di porre un freno ad un fenomeno, quello della deforestazione, sempre più indiscriminato. Basti pensare al caso della Foresta Amazzonica, la più grande a livello mondiale, vittima negli ultimi anni di una deforestazione intensiva. Tra il 2018 e il 2019 il tasso di deforestazione è aumentato del 30% rispetto agli anni precedenti, con una perdita pari a quasi 9.700 km² di superficie forestale.
Tali eventi hanno suscitato le proteste della società civile, delle popolazioni indigene e delle associazioni ambientaliste che hanno avanzato in più occasioni la necessità un cambiamento di paradigma e una maggior tutela e salvaguardia di questo ecosistema.
L’ opposizione si è concretizzata non solo attraverso forme di protesta ma anche mediante ricorsi giurisdizionali. In tal senso, è necessario menzionare la sentenza 4.360/2018 della Corte Suprema di Giustizia della Colombia (Caso generazione future c. Ministero dell’Ambiente e altri) in cui la Foresta amazzonica viene considerata come un soggetto di diritto e, in quanto tale, la deforestazione vista come una violazione del diritto costituzionale a un ambiente sano delle generazioni presenti e future. Alla luce di tali riflessioni, la Corte ha ordinato al governo colombiano l’adozione di un piano ad hoc per la tutela della Foresta.
Anche a livello europeo il tema della deforestazione ha acquisito rilievo nel corso degli anni e ciò è testimoniato da diversi provvedimenti adottati in materia. Il Green Deal ad esempio, ha inserito la conservazione delle foreste tra i principali settori di intervento per la lotta ai cambiamenti climatici. Lo stesso Parlamento europeo si è più volte interessato alla materia attraverso diverse risoluzioni, come quella del 16 settembre 2020 sul ruolo dell’UE nella protezione e nel ripristino delle foreste del pianeta (2019/2156(INI) e la risoluzione dell’8 ottobre 2020 sulla strategia forestale europea- il cammino da seguire (2019/2157(INI). Da ultimo, la proposta di Regolamento 2021/0366/COD, ancora in discussione, sulla riduzione dell’importazione di beni prodotti con pratiche vicine alla deforestazione.
A livello giurisprudenziale, assume rilievo la sentenza della Corte di giustizia dell’UE Commissione Europea c. Repubblica di Polonia (causa C-441/17) relativa al disboscamento della foresta di Bialowieza (tra i siti di NATURA 2000 e protetta dall’UNESCO) realizzato dalla Polonia a causa della presenza di un parassita. In relazione all’importanza della foresta e all’effettiva minaccia del parassita, secondo la Corte lo Stato polacco non ha adempiuto ai propri obblighi ai sensi del diritto dell’Unione e in virtù di ciò, ha chiesto l’immediata cessazione delle attività di disboscamento.
In conclusione, possiamo dire che ad oggi non è ancora possibile identificare un approccio univoco a livello internazionale rispetto alla tematica della tutela delle foreste. Tuttavia, grazie soprattutto alla giurisprudenza dei tribunali sovranazionali e nazionali, nonché alla crescente sensibilizzazione della società civile, sembra possibile immaginare in un prossimo futuro l’adozione di misure più efficaci e, soprattutto, vincolanti per gli Stati.
Roberta Chillemi