“Se le guerre del 20° secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del 21° avranno come oggetto l’acqua”, affermò nel 1995 l’allora vice presidente della Banca Mondiale Ismail Serageldin. Questa affermazione testimonia quanto già nel secolo scorso la comunità internazionale prendeva coscienza dell’importanza di una gestione efficiente dell’acqua in ottica di mantenimento degli equilibri geopolitici.
In questo senso è possibile affermare che l’acqua, in quanto risorsa scarsa di sempre maggior valore, ha il potere di provocare conflitti o promuovere la pace.
Infatti, quando la disponibilità di acqua è limitata, quando le persone non hanno accesso ad essa, o quando questa risulta contaminata da inquinanti di varia natura, possono potenzialmente emergere tensioni tra le diverse comunità e nazioni che si contendono l’accesso ad una determinata fonte.
Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2018, ad esempio, si contavano ben 123 conflitti aventi l’acqua come oggetto del contendere. Oggi, all’interno del recente report delle Nazioni Unite “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2023: partenariati e cooperazione per l’acqua” viene sottolineato come la scarsità di risorse idriche potrebbe causare in futuro un incremento dei flussi migratori e dei conflitti.
Oggi più che mai, in un periodo storico in cui lo stress idrico è un fenomeno ormai tristemente diffuso, una gestione inadeguata delle risorse idriche transfrontaliere può verosimilmente generare ulteriori disordini sociali e innescare nuovi conflitti.
Nel mondo, le acque transfrontaliere rappresentano il 60% delle risorse di acqua dolce totali e, come riportato nel report “Piano per l’accelerazione Rapporto di sintesi SDG 6 su acqua e servizi igienico-sanitari 2023”, adottato sempre in seno all’ONU, oltre 150 paesi hanno una parte del loro territorio all’interno di uno dei 310 bacini fluviali o lacustri che si trovano al confine tra due o più stati. Ciò significa che più di 3 miliardi di persone in tutto il mondo dipendono dalla gestione di risorse idriche che interessano le frontiere nazionali.
Tuttavia, così come può essere fonte di conflitti e instabilità geopolitica, è anche vero il contrario: laddove la risorsa idrica risulta contesa tra due o più paesi o comunità, una gestione condivisa e basata sulla cooperazione può rappresentare un importante leva di pace.
Le Nazioni Unite sottolineano come sia necessario, oggi più che mai, che i paesi che condividono una risorsa idrica a cavallo tra i confini internazionali sviluppino accordi e strumenti di cooperazione volti a promuovere una gestione pacifica nel rispetto dei diritti umani di tutte le persone.
In tale contesto si colloca il Quadro di accelerazione globale (Global Acceleration Framework), un’iniziativa volta all’ottenimento di risultati rapidi su larga scala nell’ambito dell’Obiettivo 6 degli SDG. All’interno di esso, le Nazioni Unite illustrano l’importanza dell’istituzione di partenariati a livello globale, regionale, comunitario e di bacino idrografico. Tra gli obiettivi principali di tali partenariati si annovera la volontà di sollecitare enti pubblici e privati in diversi settori a cooperare, la prevenzione dei conflitti e la promozione di una gestione sostenibile e pacifica delle risorse idriche.
La prossima Giornata Mondiale dell’acqua, ricorrente il 22 marzo di ogni anno, avrà ad oggetto proprio il tema “Acqua per la pace”, incentrando il dibattito su 3 principali messaggi chiave:
- l’acqua come fonte di pace o di conflitto – la limitata o compromessa disponibilità di acqua pulita può contribuire all’aumento di tensioni tra paesi. La cooperazione in ambito idrico può invece contribuire alla stabilità geopolitica a livello globale;
- la prosperità e la pace dipendono dall’acqua – la cooperazione in ambito idrico deve essere al centro delle politiche dei governi;
- l’acqua può farci uscire dalla crisi – una gestione pacifica e armonica dell’acqua può contribuire a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in ambito idrico.
Alla luce dell’aumento degli impatti derivanti dai cambiamenti climatici, nonché della crescita attesa della popolazione, si genera un evidente bisogno di unire le forze, sia a livello nazionale che internazionale, al fine di preservare la nostra risorsa più vitale. La salute e il benessere pubblico, così come la produttività economica e l’integrità ambientale, dipendono tutti da un corretto e pacifico management della risorsa idrica.
Marianna Casprini