Le potenzialità dell’energia eolica offshore

Nell’ambito del processo di decarbonizzazione che l’Unione Europea è intenta a raggiungere con l’ambizioso programma del Green Deal, un ruolo di primo piano può essere svolto dall’energia eolica. Attraverso lo sfruttamento del vento, risorsa rinnovabile e pulita, è possibile generare energia elettrica grazie a turbine posizionate in parchi eolici sulla terraferma (onshore) o in mare (offshore).

L’UE negli ultimi anni ha contribuito attraverso politiche e investimenti allo sviluppo dell’eolico, divenendo leader mondiale nel settore delle tecnologie e delle industrie per le energie rinnovabili offshore.

Con la terminologia “energie rinnovabili offshore” si intende un insieme di tecnologie che si trovano a diversi stati di sviluppo e maturità. Alcune di queste, come l’eolico offshore (le turbine eoliche fissate sul fondale del mare), sono tecnologie mature (almeno per l’UE), altre, invece, sono tecnologie emergenti, ma con grandissime potenzialità. Pensiamo per esempio all’eolico galleggiante e alle tecnologie dell’energia oceanica che sfruttano il moto ondoso e delle maree. Infine, sono da richiamare le tecnologie allo stato iniziale di sviluppo, destinate però a rivoluzionare il settore di produzione energetica. Tra queste rientrano i biocarburanti ricavati dalle alghe, la conversione dell’energia termica oceanica (OTEC) e gli impianti fotovoltaici galleggianti.


Dal 1991, anno in cui a Vindeby, a largo delle coste meridionali della Danimarca, viene installato il primo parco eolico offshore, il mercato dell’energia eolica offshore dell’UE è aumentato fino a raggiungere la quota del 42 % (12 GW) del mercato globale in termini di capacità installata cumulativa (seguito da Regno Unito e dalla Cina).

Sebbene l’energia eolica offshore presenti ancora una capacità limitata rispetto a quella dei parchi eolici onshore, l’UE nel 2020 è riuscita a raggiungere una capacità offshore di 25 GW in dodici paesi grazie a più di 5000 turbine offshore istallate. Per ottenere tali progressi tecnologici fondamentale è stata la raccolta di finanziamenti, tanto che il settore è riuscito a ricevere solo nel 2020 circa 26 miliardi di euro di investimenti.

In considerazione dell’apporto che tale tecnologia energetica può dare alla realizzazione degli obiettivi climatici, la Commissione europea (nel novembre del 2020) ha pubblicato un’apposita “Strategia per sfruttare il potenziale delle energie rinnovabili offshore per un futuro climaticamente neutro” (COM (2020) 741). Tale Strategia si propone di valutare il contributo delle tecnologie di produzione energetica “in acqua” e offrire soluzioni per lo sviluppo sostenibile e duraturo del settore.

Date le enormi potenzialità che queste tecnologie possono generare, l’UE nella strategia del 2020 dichiara, sulla base della capacità eolica offshore attuale (12 GW), l’ambizione di riuscire a raggiungere entro il 2030 una capacità installata di 60 GW di energia eolica offshore e di almeno 1 GW di energia oceanica, in modo da raggiungere rispettivamente 300 GW e 40 GW di capacità installata entro il 2050.

Per la realizzazione di tali obiettivi, la Commissione si è impegnata ad incoraggiare la cooperazione transfrontaliera tra gli Stati in modo che questi inseriscano gli sviluppi delle energie rinnovabili offshore all’interno dei rispettivi piani nazionali di gestione dello spazio marittimo.

Inoltre, dato che la pianificazione spaziale delle energie rinnovabili offshore è legata allo sviluppo delle reti marittime e terrestri, è necessaria anche una coordinazione nella pianificazione dell’infrastruttura di rete tra le autorità di regolamentazione e gli Stati membri. Per questo motivo, è fondamentale una visione olistica e un coinvolgimento in prima persona di tutti i gruppi interessati.

L’investimento complessivo stimato per il raggiungimento degli obiettivi richiamati nella strategia ammonta a circa 800 miliardi di euro, di cui circa due terzi per finanziare l’infrastruttura di rete e la restante parte per la produzione di energia eolica offshore. Tali finanziamenti giungeranno per la quasi totalità dal settore privato. La Commissione ha sottolineato, inoltre, la necessità di creare un quadro normativo specifico in modo da fornire maggior certezza agli investitori e riducendo il rischio degli investimenti mediante l’impiego anche di finanziamenti pubblici.

In conclusione, le energie rinnovabili offshore rappresentano un motore della transizione ecologica perché contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi di neutralità climatica e generano importanti benefici in termini di occupazione e crescita.

Chiara Cavaliere