L’educazione ambientale: un percorso che dura tutta la vita

Tutela dell’ambiente, cambiamenti climatici, perdita della biodiversità e sostenibilità sono termini, ad oggi, diffusi e conosciuti da tutti. La domanda, però, che dobbiamo porci è la seguente: quanti possiedono le competenze per comprendere le cause e le conseguenze dei fenomeni ambientali che accadono quotidianamente?

Per fornire una risposta risulta utile fare una premessa ovvero che sia il mondo degli adulti che quello dei giovani devono avere l’opportunità di comprendere tutti i fenomeni legati al mondo ambientale ed essere, pertanto, in grado di proteggere il pianeta e le generazioni future. Per questo motivo, nel corso del tempo, si è posta l’attenzione sul ruolo dell’educazione ambientale la cui prima definizione è stata fornita, nel 1970, dall’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Quest’ultima definisce l’educazione ambientale come “quel processo di riconoscimento di valori e concetti di chiarificazione al fine di sviluppare abilità e attitudini necessarie per comprendere apprezzare l’interrelazione tra l’uomo, la sua cultura e il suo ambiente biofisico”. Secondo la IUCN, inoltre, l’educazione ambientale comporta la possibilità a livello pubblico di prendere parte al processo decisionale nonché, a livello personale, all’auto formulazione di un codice di comportamento sulle questioni relative alla qualità ambientale.

Dunque, si potrebbe affermare che l’educazione ambientale promuova non solo lo sviluppo di competenze utili alla comprensione delle basi della vita e dei suoi limiti, ma anche lo sviluppo di un senso di appartenenza come comunità rispettosa e responsabile. Inoltre, l’educazione ambientale, offrendo la possibilità di partecipare in modo consapevole alle scelte individuali e pubbliche, ha assunto sempre più, da un punto di vista giuridico, un carattere di tipo procedurale. Infine, è opportuno evidenziare come l’educazione in materia ambientale porti ad un uso più razionale e rispettoso delle risorse naturali garantendo, al contempo, un bilanciamento tra i diversi interessi economici ed ecologici. 

L’educazione ecologica è considerata, anche, un elemento prioritario per garantire il cambiamento culturale nelle nuove generazioni. In questo senso, occorre ricordare che un primo richiamo al concetto di educazione ambientale si ritrova nella Dichiarazione di Stoccolma del 1972. In essa si sottolineava, infatti, l’importanza dell’educazione ambientale per l’ampliamento delle conoscenze e per lo sviluppo, nella società, di un senso di responsabilità nei confronti della protezione e della conservazione dell’ambiente (Principio 19). Questo principio venne declinato dalla stessa Dichiarazione proprio in un’ottica intergenerazionale. 

Nel corso degli anni, si è potuto notare come il tema dell’educazione si sia essenzialmente concentrato sull’aspetto dell’informazione in materia ambientale mettendo in evidenza la necessità di trattare queste tematiche in “una prospettiva globale, scientificamente e internazionalmente condivisa, riflessione collettiva e continuativa, in un’ottica interdisciplinare, anche nell’ambito del dialogo interculturale e dell’educazione alla solidarietà, alla pace, alla legalità.” 

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto dell’istruzione non esiste a livello internazionale una disciplina specifica. A tal proposito va, però, ricordato come il Patto sui diritti civili, economici e culturali stabilisca che gli Stati riconoscano ad ogni individuo il diritto all’istruzione (art. 13). Ciò che mancava al suo interno era, appunto, un riferimento al tema specifico dell’ambiente, il cui successivo inserimento è stato il risultato di un’interpretazione estensiva dell’articolo compiuta da parte del Comitato sui diritti civili, economici e culturali.

Il tema dell’ambiente è stato, poi, oggetto di diversi richiami da parte delle organizzazioni internazionali all’interno di decisioni e/o report adottati. In tal senso, merita una particolare attenzione la raccomandazione relativa all’apprendimento per la sostenibilità ambientale (14 gennaio 2022) in cui la Commissione europea ha sottolineato l’importanza di:

  • offrire ai discenti di tutte le età l’accesso a un’istruzione e una formazione inclusive e di qualità;
  • definire l’apprendimento per la sostenibilità ambientale come settore prioritario nelle politiche e nei programmi di istruzione e formazione;
  • incoraggiare e sostenere gli approcci alla sostenibilità che si estendono a tutte le attività di un istituto, in termini di insegnamento e apprendimento; sviluppo di visione, pianificazione e governance; partecipazione attiva di studenti e personale; gestione degli edifici e delle risorse e partenariati con comunità locali e comunità più ampie;
  • mobilitare fondi nazionali e dell’UE per investimenti in infrastrutture, formazioni, strumenti e risorse sostenibili e verdi per aumentare la resilienza e la preparazione dell’istruzione e della formazione alla transizione verde.

A livello nazionale, invece, il MIUR ha inserito la materia dell’educazione ambientale in un discorso più ampio, quello dell’educazione alla cittadinanza al fine di costruire “il senso di legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole e che implicano l’impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita”. La scuola diviene, così, l’istituto che per primo, alla luce dell’Agenda 2030, sostiene la formazione dei giovani verso i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Va detto, tuttavia, che ancora oggi una delle principali criticità esistenti in materia di educazione ambientale delle nuove generazioni riguarda la formazione degli educatori. Troppo spesso, infatti, il loro percorso curriculare non include, o include solo in modo superficiale, il tema dell’ambiente.

Sicuramente non è facile possedere una completa conoscenza della materia, in quanto quest’ultima non solo richiede un aggiornamento continuo ma anche l’acquisizione di nozioni relative a più ambiti di studio. D’altronde, l’utilizzo degli strumenti tecnologici più recenti nell’ambito ambientale favorisce e favorirà sempre più nel prossimo futuro questa “formazione continua” grazie anche alla diffusione di un linguaggio più facilmente fruibile dalla collettività. 

In conclusione, è possibile affermare che l’educazione, in particolare, quella ambientale richieda una sorta di “formazione permanente” da parte della persona, la quale si vede, appunto, impegnata in una costante e continua formazione che l’accompagnerà lungo tutto il suo percorso di vita.

Melania d’Aloisio