Unione europea e transizione energetica: è ora di accelerare?

La recente guerra tra Russia e Ucraina ha avuto anche delle forti ripercussioni in Europa, in termini di decarbonizzazione e di sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Di fatto, il tentativo di mitigare la crisi energetica, ha portato gli Stati membri ad aumentare l’utilizzo dei combustibili fossili compromettendo ulteriormente il raggiungimento degli gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi.

Tuttavia, l’Unione Europea intende proseguire la sua strategia di lungo termine (prevista dal Green Deal), impegnandosi a ridurre le emissioni di Co2 del 55% entro il 2030 così da diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. Per conseguire questo obiettivo, a luglio 2021 la Commissione Europea ha definito il Pacchetto Fit For 55, prevedendo di raggiungere entro il 2030 la produzione del 32%  (divenuta poi del 40%) del totale fabbisogno energetico europeo da fonti rinnovabili e l’aumento di efficienza energetica del 36%.

A tal proposito, per proseguire l’attuale processo di transizione energetica è previsto un impegno sempre maggiore da parte degli Stati europei così come un incremento costante degli investimenti nelle Fonti energetiche rinnovabili (FER). Si ricordi, che al 2020, al termine del Pacchetto Clima-Energia 20.20.20, la produzione totale a livello europeo derivante dalle FER è stata stimata pari al 22.1%, con un surplus di 2 punti percentuali rispetto gli obiettivi prefissati. Tale percentuale è in continuo aumento grazie all’istituzione di un apposito meccanismo di finanziamento delle energie rinnovabili (regolamento 2020/1294). In particolare, l’obiettivo del meccanismo è quello di sostenere nuovi progetti di energia rinnovabile, supportando così l’ambizione del Green Deal europeo di conseguire la neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050.

Tuttavia, ancora ad oggi, circa il 75% del totale delle emissioni di gas serra sono rilasciate dal settore energetico classico. Questo ha spinto l’UE a rivisitare ulteriormente gli attuali obiettivi riportati nel Pacchetto Fit For 55, rendendoli ancora più vincolanti. In questo quadro, nel maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il piano energetico RePowerUE, finalizzato a ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde, aumentando l’obiettivo di produzione energetica da fonti rinnovabili al 45% entro il 2030.

In vista dei nuovi obiettivi europei sulle fonti rinnovabili, l’UE riuscirà a conseguirli entro le scadenze previste? Proiettando l’andamento delle FER degli ultimi 5 anni, si stima che l’Europa mancherà il nuovo obiettivo al 2030 per più di 12 punti percentuali, riuscendo a raggiungerlo solo nel 2043.

Alla luce di questa scadenza, occorre, dunque, accelerare significativamente lo sviluppo delle FER, agendo sulla semplificazione delle procedure e rimuovendo tutti gli ostacoli di ordine amministrativo-burocratico, procedurale e di governance, per poter sfruttare le opportunità dei fondi del programma Next Generation EU. Accanto a ciò, bisognerà implementare soluzioni di:

  • miglioramento dell’efficienza energetica per cercare di ridurre il consumo finale totale di energia;
  • sviluppo dell’idrogeno, in particolar mondo quello verde che, come esposto dalla Commissione Europa, rientra a pieno merito tra le fonti rinnovabili.

Andrea De Masi