Le fonti energetiche rappresentano l’insieme di risorse naturali indispensabili per la produzione di energia. È possibile distinguere tra fonti di energia rinnovabili e non rinnovabili, suddivisione che si basa sui tempi di rigenerazione e la possibilità di esaurimento delle stesse.
Le fonti di energia non rinnovabili, come i combustibili fossili, sono destinate ad esaurirsi in quanto presentano dei tempi di rigenerazione di milioni di anni; al contrario le rinnovabili sono “illimitate” avendo capacità di rigenerarsi in un periodo di tempo pari al massimo a quello del loro sfruttamento.
Tra le fonti di energia rinnovabili vi sono: l’energia eolica, l’energia solare, l’energia idroelettrica, l’energia oceanica, l’energia geotermica, la biomassa e i biocarburanti. Queste tipologie di energie vengono prodotte utilizzando risorse naturali come il vento e la luce solare.
Negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescita della produzione di “energia pulita” data la capacità di quest’ultima di rappresentare un’ottima alternativa all’utilizzo dei combustibili fossili e contribuendo perciò, a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a diversificare l’approvvigionamento energetico.
L’input allo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili nasce e si sviluppa in ambito internazionale attraverso una serie di atti che affrontano il problema del degrado ambientale e dell’impoverimento delle risorse naturali.
In tale contesto, particolare rilievo assume la Dichiarazione di principi adottata al termine della Conferenza sull’ambiente umano di Stoccolma (giugno 1972) in cui si legge che “La capacità della Terra di produrre risorse naturali rinnovabili deve essere mantenuta e, ove ciò sia possibile, ripristinata e migliorata” (Principio 3).
A distanza di venti anni, in occasione della Conferenza di Rio su ambiente e sviluppo (giugno 1992), si riconosce come le fonti di energia rinnovabili assumano una considerazione rilevante ai fini della protezione ambientale e della riduzione dell’inquinamento. In particolare, l’Agenda 21, adottata come programma d’azione allo scopo di identificare gli interventi necessari per realizzare uno sviluppo sostenibile, delinea tra gli obiettivi prefissati quello dello sviluppo di energie rinnovabili attraverso piani d’azione nazionali in grado di promuovere la produzione di queste fonti.
In occasionate, poi, del Vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (settembre 2015), l’accesso universale all’energia rinnovabile è stato inserito nell’ Agenda 2030 come uno tra i Sustainable Development Goals (SDGs).
Va detto che il primo atto internazionale rilevante in materia è stato adottato a livello europeo nel 1994. Ci riferiamo al Trattato sulla carta dell’energia (Lisbona 1994) e al Protocollo sull’efficienza energetica e i connessi aspetti ambientali (1998). Il primo accordo ha come obiettivo quello di regolamentare la questione degli approvvigionamenti energetici, della sicurezza energetica e degli impatti ambientali dovuti ai cicli energetici. Il Protocollo ha come obiettivo, invece, quello di dare attuazione ai principi e agli obblighi del Trattato.
In questo excursus normativo è necessario anche focalizzare l’attenzione sull’importanza della tematica trattata all’interno della disciplina europea. Le energie rinnovabili infatti, svolgono, un ruolo centrale nella realizzazione degli obiettivi climatici ed energetici europei. L’Unione Europea può essere considerata “first mover” nella promozione di energia rinnovabile, tanto da divenire negli ultimi anni all’avanguardia nel settore.
Da un punto di vista normativo, l’articolo 194 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea (TFUE) rappresenta la base giuridica della politica energetica europea. Questo articolo stabilisce, infatti, che “la politica dell’Unione nel settore dell’energia è intesa a: garantire il funzionamento del mercato dell’energia, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nell’Unione, promuovere il risparmio energetico, l’efficienza energetica e lo sviluppo di energie nuove e rinnovabili, promuovere l’interconnessione delle reti energetiche”.
Sempre a livello normativo rileva la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili che includeva obiettivi nazionali per i Paesi membri dell’UE. In particolare stabiliva che una quota obbligatoria, pari del 20% del consumo energetico dell’UE, dovesse provenire da fonti energetiche rinnovabili entro il 2020.
La Direttiva del 2009 è stata rivista nell’ambito del Pacchetto energia pulita per tutti gli europe i del 2019 per poi esser sostituita con la Direttiva 2018/2001/UE sulle energie rinnovabili. La Direttiva prevede come nuovo obiettivo l’aumento dell’uso delle energie rinnovabili pari al 32% entro il 2030, con la possibilità di una revisione al rialzo entro il 2023.
In tale contesto, il Regolamento sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima (UE) 2018/1999 ha stabilito che i Paesi europei sono tenuti a redigere piani nazionali per l’energia e il clima per il periodo 2021-2030.
Va infine menzionata la Strategia adottata dalla Commissione nel 2019, conosciuta come Green Deal, che ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Appare evidente che ai fini del conseguimento di tale obiettivo, le fonti di energie rinnovabili e l’efficientamento energetico svolgeranno un ruolo fondamentale.
In tale contesto, è attualmente in corso un riesame della legislazione europea sulle energie rinnovabili che prevede entro la fine del 2021 l’adozione da parte della Commissione di una nuova strategia sull’energia eolica offshore.
Attraverso un’integrazione intelligente delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e altre soluzioni sostenibili in tutti i settori sarà possibile conseguire l’obiettivo della decarbonizzazione. Inoltre, la rapida diminuzione del costo delle energie rinnovabili, unita a una migliore definizione delle politiche di sostegno, sta già riducendo l’impatto delle energie rinnovabili sulle bollette energetiche delle famiglie.
Chiara Cavaliere