La transizione energetica è uno degli obiettivi principali dell’Unione Europea. La direttiva 2023/2413/Ue (Red III) modifica la precedente direttiva 2018/2001/Ue (cd. Red II) considerando anche il Piano “RepowerEu” che accelera sulla fine della dipendenza da fonti fossili extra Ue. Rispetto al 32% di rinnovabili, la direttiva Red III innalza fino al 42,5% l’obiettivo complessivo dell’Unione in materia di energia pulita.
L’energia solare è la fonte più accessibile, stabile e a basso costo di energia, il che la rende indispensabile per il cambiamento. Ma per raggiungere gli obiettivi stabiliti, è necessario aumentare notevolmente la capacità installata. Tuttavia, ne derivano delle criticità: l’occupazione di ampi terreni e l’impatto sul paesaggio e sull’ecosistema.
Il rischio è che gli impianti fotovoltaici vengano installati su terreni coltivabili, riducendo così la disponibilità di aree per le attività agricole, dove per attività agricola si intende “la produzione, l’allevamento o la coltivazione di prodotti agricoli, comprese la raccolta, la mungitura, l’allevamento e la custodia degli animali per fini agricoli, nonché il mantenimento della terra in buone condizioni agronomiche e ambientali” ( art. 2 del Regolamento CE n. 1782/2003).
Inoltre i pannelli solari tradizionali possono alterare l’ambiente naturale e avere un impatto sulla biodiversità. Di conseguenza, a livello nazionale vanno considerate non solo le eventuali opposizioni delle comunità locali, ma anche le restrizioni imposte dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR). Il compito di questo strumento è quello di identificare e tutelare aree di valore storico, naturalistico e identitario, stabilendo criteri per la trasformazione del territorio nel rispetto delle sue caratteristiche uniche.
In questo ambito, lo sviluppo tecnologico ha reso possibile l’adozione di soluzioni più flessibili e integrate, come l’agrivoltaico, che coniuga la produzione di energia rinnovabile con il mantenimento delle attività agricole. A livello normativo, il Decreto Agrivoltaico (D.M. 436/2023, in vigore dal 14 febbraio 2024) ha promosso la realizzazione di sistemi agrivoltaici innovativi con l’obiettivo di installare almeno 1,04 GW di impianti entro il 30 giugno 2026, contribuendo all’aumento della quota di energia da fonti rinnovabili.
Il Decreto definisce i criteri per l’accesso agli incentivi previsti dal PNRR, riservati agli impianti agrivoltaici avanzati, ossia quelli che garantiscono un’effettiva coesistenza tra produzione agricola ed energetica. A tal fine, i sistemi incentivanti devono rispettare specifici requisiti tecnici e progettuali, tra cui:
- utilizzare sistemi di rotazione e moduli elevati da terra per massimizzare la produzione energetica senza compromissione dell’uso agricolo del suolo;
- destinare almeno il 70% dell’area totale del sistema alle coltivazioni;
- prevedere un’altezza minima dei pannelli di 1,3 m per gli impianti zootecnici e 2,1 m per quelli a destinazione colturale;
- assicurare una produzione elettrica superiore al 60% di un impianto fotovoltaico di riferimento;
- prevedere dei sistemi di monitoraggio che consentano di verificare gli effetti dell’installazione fotovoltaica sulle colture, il risparmio di acqua, la produttività agricola, la continuità delle attività delle aziende agricole coinvolte, il recupero della fertilità del suolo, il microclima e la resilienza ai cambiamenti climatici.
Gli incentivi consistono in:
- un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili,
- una tariffa incentivante applicata alla produzione di energia elettrica netta immessa in rete, relativa alla fase operativa dei progetti
L’introduzione di un sistema di monitoraggio è un elemento distintivo dell’agrivoltaico avanzato. La normativa, infatti, vincola l’accesso alle agevolazioni alla capacità dell’impianto di verificare concretamente la coesistenza tra i due tipi di produzione.
Come evidenziato dalla sentenza del TAR Puglia (Sez. II) n. 868/2023, che ha confermato il rifiuto dell’installazione di un impianto agrivoltaico nella provincia di Brindisi, questi devono rispettare le norme di tutela paesaggistica e ambientale e garantire la continuità delle attività agricole nell’area coinvolta. La sentenza chiarisce che non esiste un diritto assoluto all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, neanche in presenza di un impianto agrivoltaico, che prevede la sinergia tra attività agricola e produzione energetica.
L’agrivoltaico rappresenta un’opportunità strategica per raggiungere un compromesso tra le due necessità, ma il suo sviluppo deve essere attentamente regolato per garantire un equilibrio tra innovazione e tutela del territorio.
Erica Depalma