Le aree marine protette

Le aree marine protette (AMP), riconosciute a livello mondiale, sono delle aree sotto protezione volte a tutelare e a conservare l’ecosistema marino. Quest’ultimo è infatti, minacciato dalle pressioni esercitate dalle attività umane responsabili, insieme ai cambiamenti climatici, del danno a carico della salute marina.

La costante perdita di biodiversità marina e la consapevolezza dell’importante funzione da essa svolta in quanto risorsa essenziale per la vita dell’uomo, hanno comportato la necessità di proteggere l’ambiente marino per garantire la conservazione della sua biodiversità e non ultima la sopravvivenza dell’uomo e del pianeta.

Nella lotta contro il deterioramento dell’ambiente marino, uno dei primi passi è stato compiuto dall’UNEP attraverso l’istituzione del Piano d’azione per il Mediterraneo, siglato nel 1975, e adottato dalla Comunità europea e dai paesi del Mediterraneo come quadro istituzionale di riferimento. Contestualmente, nel 1976, la Comunità europea ha adottato la Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento poi modificata a Barcellona nel 1995 e denominata Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo, nella quale viene inserito il principio “chi inquina paga” in base al quale gli Stati che danneggiano l’ambiente mediterraneo sono tenuti a compensare i danni. Oltre all’UE, 21 sono i paesi coinvolti, Italia compresa, che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

Tra i protocolli previsti dalla Convenzione, di rilievo assume il Protocollo relativo alle Aree Specialmente Protette e la Biodiversità in Mediterraneo (Protocollo ASP), entrato in vigore il 12 dicembre 1999, che prevede l’istituzione di Aree particolarmente protette e di Aree particolarmente protette di importanza Mediterranea (ASPIM).

I criteri presi in considerazione per l’istituzione di queste aree sono il grado di biodiversità, la peculiarità dell’habitat e la presenza di specie marine rare e a rischio di estinzione. Lo scopo delle Aree di importanza Mediterranea è quello di promuovere una cooperazione tra le Parti nella gestione delle aree marine.

A livello europeo il documento più rilevante è la Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (MSFD 2008/56/CEE) che insieme alle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli selvatici (2009/147/CE), conferisce un quadro giuridico con il quale rispondere agli impegni previsti dagli accordi internazionali tra i quali la Convenzione di Barcellona. Non meno importante è stato il suo contributo nel creare una maggior consapevolezza dello stato ambientale marino e delle relative problematicità, favorendo l’attuazione della direttiva sulla plastica monouso.

La Direttiva 2008/56 aveva come obiettivo quello di conseguire e mantenere un “buono stato ecologico” dell’ambiente marino entro il 2020 rappresentando così il primo strumento legislativo nell’ambito della protezione della biodiversità marina. Si prevede che la Commissione europea proceda ad una revisione della direttiva per la prima metà del 2023 tenendo conto di quanto emerso dalla relazione di attuazione della direttiva del 2008 (20 giugno 2020).

La revisione consentirà alla Commissione di comprendere quale potrebbe essere il ruolo svolto dalla direttiva nell’ambito del Green Deal Europeo, della Strategia sulla biodiversità per il 2030 e del Piano d’azione Zero Pollution.

Queste iniziative prevedono il raggiungimento di obiettivi ambiziosi che potranno assicurare una maggiore tutela della salute ambientale.

Secondo quanto riportato dall’analisi del WWF, la maggior parte delle aree marine protette, presenti nel Mediterraneo, pur essendo state istituite di fatto non risultato essere gestite in maniera efficace e per questo definite “paper parks”. Questo aspetto deve essere tenuto in considerazione considerata la ricca biodiversità presente nell’area mediterranea.

Le Aree marine protette se implementate in maniera corretta rappresentano uno strumento utile al fine di creare un equilibrio tra vincoli ecologici ed attività umana, assicurando uno sviluppo sostenibile.

Sofia Pavlidi