Land Grabbing

Generalmente quando si usa la parola terra si fa riferimento alla litosfera, ovvero a quella porzione di suolo che ospita diverse attività umane. Quest’ultimo può essere classificato come risorsa rinnovabile, anche se di fatto non lo è, a causa dei lunghi tempi di trasformazione delle rocce da parte degli agenti atmosferici. Tra le attività più importanti che lo coinvolgono vi è l’agricoltura. Come detto, la terra è una risorsa limitata e la superficie ad uso agricolo non è da meno. Diventa quindi fondamentale una corretta gestione del suolo. Ricordiamo, infatti, che non è possibile “produrre terra”, crearla da zero, l’unica possibilità per poterne aumentare la disponibilità è quella di cercare nuovi spazi da coltivare.

Stando ai dati FAO, il 75% delle terre emerse presenta fenomeni di degradazione del suolo e il 45% di questi rischiano di perdere la loro fertilità a causa di pratiche agricole non corrette.

Va detto, infatti, che negli ultimi anni l’aumento crescente degli investimenti nel campo agricolo ha ampliato il rischio di pratiche non corrette. L’aumento dell’interesse è da ricercare nella situazione che si è creata dopo la crisi finanziaria del 2008 dei mutui sub-prime. In particolare, la necessità di diversificare gli investimenti e di ottenere buoni rendimenti a breve termine ha portato gli istituti di credito a preferire l’ambito agricolo.

Proprio per questi motivi negli ultimi anni si è assistito alla nascita di un nuovo fenomeno chiamato Land Grabbing (LG) letteralmente accaparramento delle terre. Una definizione più efficace e più condivisa dai principali organismi internazionali (FAO, IFAD, UNEP) è stata data dalla Dichiarazione di Tirana, esito della conferenza “Assicurare ai meno abbienti l’accesso alla terra in un periodo di intensificata competizione per le risorse naturali” organizzatadall’ILC nel maggio del 2011. La dichiarazione elenca una serie di situazioni che, se presenti, indicano che siamo di fronte ad un’operazione di land grabbing:

  • si verificano violazioni dei diritti umani;
  • non si considera il principio del libero consenso, preventivo e informato delle comunità locali e dei popoli indigeni;
  • non si considera l’impatto ambientale, economico e sociale;
  • i contratti sono poco trasparenti, senza impegni chiari e vincolanti sulla ripartizione dei benefici;
  • si evita la partecipazione.

 Si ha LG quando un soggetto, che sia una multinazionale o uno stato, compie delle azioni di compravendita o affitto di terreni nei Paesi in via di sviluppo. Questo fenomeno genera, come è facile immaginare, impatti negativi sull’ambiente, ma anche in termini economico-sociali o di violazione dei diritti delle popolazioni autoctone.

Va detto che le “operazioni commerciali” di LG sono spesso realizzate nei paesi più poveri, caratterizzati da contesti politici non adeguati o non in grado di gestire transazioni economiche secondo logiche di mercato. Infatti, è molto frequente che siano proprio i governi locali a favorire tali investimenti al fine di attrarre più capitali stranieri.

In termini di violazione dei diritti delle comunità locali e indigene e di impatti negativi a livello economico- sociali, tali operazioni determinano, di fatto, un allontanamento forzato delle popolazioni “residenti” dai territori in cui hanno vissuto e lavorato da sempre.

Da un punto di vista ambientale, il LG e la ricerca di nuove aree fertili da destinare all’agricoltura industriale favorisce il fenomeno della deforestazione. Capita spesso, infatti, che la ricerca di terreni da “utilizzare” comporti il disboscamento con conseguenze negative in termini di perdita di biodiversità e di cambiamento climatico. Si ricordi che le foreste svolgono un ruolo molto importante ai fini della lotta al cambiamento climatico grazie alla loro capacità di assorbimento dell’anidride carbonica. Al contrario, la deforestazione determina il rilascio di grandi quantitativi di carbonio nell’atmosfera aggravando così ulteriormente il fenomeno dell’effetto serra.

In aggiunta, da un punto di vista geografico, la maggior parte delle operazioni di Land Grabbing hanno luogo nell’Europa dell’est, nell’Africa Sub Sahariana, in America Latina e nel Sud Est Asiatico. È in queste aree, infatti, che sono esternalizzate le attività agricole industriali legate, soprattutto, alla produzione di colture transgeniche e agrofarmaceutiche.

Secondo la International Land Coalition (ILC), il Land Grabbing è qualsiasi tipo di acquisizione di terra che viola i diritti umani, senza il previo consenso degli utenti indigeni della terra e senza considerare gli impatti sociali o ambientali.

Anche l’associazione no profit GRAIN, in uno dei primi report pubblicati nel 2008, ha provato a dare una definizione di LG considerando come criterio le acquisizioni effettuate da investitori esteri di terreni con una superficie superiore ai diecimila ettari e per un periodo di tempo compreso tra i trenta e novantanove anni. Tuttavia, molti rilevarono come tale criterio non fosse corretto perché la quasi totalità delle operazioni di Land Grabbing interessavano superfici e tempi inferiori a quelli indicati da GRAIN.

Dario Accolla.