Rifiuti da imballaggio in Europa: la nuova proposta PPWR

In linea con il Green Deal europeo, il Piano di azione UE sull’economia circolare e l’impegno preso con la strategia sulla plastica del 2018, la Commissione Europea ha presentato, il 30 novembre 2022, una Proposta di revisione della legislazione UE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (Packaging and Packaging Waste Regulation – PPWR), con cui intende sostituire l’attuale Directive 2018/852.

La scelta di adottare un regolamento ad hoc ha come obiettivo quello di garantire una maggiore uniformità nell’applicazione a livello statale. Come si sa, infatti, lo strumento della Direttiva prevede in capo agli stati degli obbiettivi comuni da raggiungere entro un determinato periodo di tempo, ma lascia agli stessi una certa discrezionalità nella scelta dei mezzi attraverso cui raggiungerli.

La Direttiva attualmente vigente prevede l’obbligo per gli Stati membri di adottare misure volte 1) a prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, 2) a favorire il riutilizzo degli imballaggi, il riciclaggio e altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggio e 3) a ridurre lo smaltimento finale di tali rifiuti, allo scopo di contribuire alla transizione verso un’economia circolare.

La nuova proposta PPWR ha come obiettivo generale quello di realizzare un’ulteriore riduzione dei rifiuti di imballaggio. A tal fine, oltre a prevedere una descrizione generale degli imballaggi e dell’uso cui sono destinati, si concentra sui requisiti di sostenibilità e su alcuni obiettivi specifici, quali:

Riduzione

Gli imballaggi dovrebbero essere ridotti al minimo necessario per garantirne la funzionalità in termini di numero, peso e volume (art. 9). In particolare, la proposta intende ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite per Stato membro del 15% rispetto al 2018 entro il 2040. Per questo, sono previste restrizioni agli imballaggi inutili, e si promuove l’utilizzo di imballaggi riutilizzabili e ricaricabili.

Il Regolamento: a) limita l’uso di “buste molto leggere”, generalmente utilizzate per frutta e verdura, prevedendo un consumo massimo di 40 buste/anno pro-capite (art. 29) e b) vieta diversi tipi di imballaggi monouso, tra cui: quelli utilizzati dai rivenditori per raggruppare prodotti venduti in più piccoli contenitori, i set di cortesia e gli imballaggi non essenziali nel settore HORECA (hotellerie-restaurant-café).

Riciclo

La proposta promuove il riciclaggio e dispone che tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’UE siano riciclabili entro il 2030 e “raccolti, cerniti e riciclati in modo sufficiente ed efficace” su larga scala entro il 2035 (art. 6). A tal fine, la proposta 1) definisce i criteri di progettazione degli imballaggi, 2) introduce sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio e 3) specifica le condizioni a fronte delle quali gli imballaggi potranno essere considerati compostabili.

Inoltre tutti gli imballaggi dovranno essere riciclati secondo un obbiettivo intermedio del 65% entro il 2025, e del 70% entro il 2030 (art. 46).

Riuso

L’imballaggio dovrebbe essere, tra l’altro, “concepito, progettato e immesso sul mercato con l’obiettivo di essere riutilizzato” (art. 10). In questo modo, la proposta mira a ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie, e a creare un mercato funzionante di materie prime secondarie. I principali settori coinvolti sono quello alimentare (ex. percentuale minima di imballaggi riutilizzabili per alimenti da asporto del 10% dal 2030 e 40% dal 2040), e quello della logistica (ex. pallet e cassette di plastica dovrebbero arrivare ad un riutilizzo del 30% dal 2030 e 90% dal 2040). Il settore e-commerce viene privilegiato, e si prevede solo il 10% di riuso degli imballaggi dal 2030, e il 50% dal 2040.

La proposta di Regolamento sta suscitando molte critiche, soprattutto in Italia, tra le imprese operanti nei settori più coinvolti dalle misure (commercio, turismo, ristorazione, intrattenimento etc.). Indubbiamente gli obiettivi che più preoccupano solo quelli riguardanti la riduzione e il riuso. 

Secondo Eurostat, in Italia, la capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali ha raggiunto il record dell’83,4% (2020) rispetto alla media UE del 52,6%. Dalla fine del 2021, sempre in Italia, è divenuta obbligatoria la raccolta differenziata del rifiuto organico, in anticipo di due anni rispetto all’obbligo fissato dall’UE (2024).  Nel 2022, inoltre, l’Italia si è confermata un’eccellenza in Europa nel comparto degli oli minerali usati, con il 98% del totale raccolto rigenerato in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi. Una novità ormai entrata a regime è anche il recupero della bioplastica con un tasso di riciclo sull’immesso al consumo del 60,7%.

La relazione di segnalazione preventiva sull’attuazione delle Direttive sui rifiuti, pubblicata l’8 giugno 2023, ha mostrato come l’Italia sia tra i 9 Stati Membri certi per il raggiungimento degli obiettivi di riciclo al 2025.

La posizione contraria dell’Italia alla proposta PPWR, in particolare per quanto riguarda le norme sulla riduzione ed il riuso del packaging, è nota da tempo. Dai vari ministeri alle organizzazioni rappresentative alle associazioni di categoria, c’è unità di visione nel respingere l’attuale regolamento. Per tali ragioni, si è tentato di eliminare le nuove misure di riuso nonché i divieti per i prodotti monouso attraverso la presentazione di diversi emendamenti.

Dopo gli investimenti fatti nel campo del riciclo, si teme che il cambio di rotta obbligato verso il riuso abbia un impatto significativo sulle imprese italiane in tutti le filiere ma, in particolare in quella alimentare, settore trainante del nostro export.

Tuttavia, ad oggi il testo del Regolamento non è ancora definitivo: la proposta è stata approvata dall’ENVI (Commissione parlamentare europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare) il 23 ottobre 2023 ed è ora all’esame del Parlamento e del Consiglio Europeo, che valuterà il testo durante la seduta plenaria che si terrà dal 20 al 23 novembre 2023 a Strasburgo. È pensabile che le trattative si protrarranno per gran parte del 2024 e che ci sarà ancora un margine per dei cambiamenti nei limiti e nella distribuzione dell’impegno, ad esempio tra riuso e riciclo. Bisogna quindi attendere i prossimi sviluppi per capire quale potrebbe essere l’impatto effettivo.

Giusy Monachese, Giulia Santillo, Francesca Sanrocco e Francesco Caputo