Entrando sulla home del sito Patagonia si legge “Il nostro unico azionista è ora il pianeta”.
Il fondatore del marchio di abbigliamento outdoor Patagonia, ha deciso infatti, di donare l’intera azienda, valutata 3 miliardi di dollari, a un’organizzazione ambientalista e a un fondo di investimento che tuteli la natura. Una scelta sicuramente inusuale con la quale l’imprenditore vuole lanciare un forte segnale a tutto il mondo degli affari.
L’attivismo ambientale di Patagonia non è però recente. Basti pensare che già agli inizi degli anni ’70 furono avviate delle campagne dell’azienda al fine di preservare gli spot surfistici e le pareti rocciose dello Yosemite.
In particolare, la mission di questa azienda, durante i primi anni di vita, era quella del clean climbing – arrampicata su roccia che teorizza e mette in pratica le tecniche e l’attrezzatura che gli scalatori adottano allo scopo di non danneggiare la roccia- attraverso la produzione di prodotti che non fossero usa e getta e che salvaguardassero l’integrità della montagna. Oggi invece, la politica dell’azienda mira a “utilizzare il business per ispirare e implementare soluzioni per la crisi ambientale”. A tal fine, Patagonia ha elaborato una serie di linee guida che nel tempo hanno portato ad una vera e propria “filosofia” aziendale:
- viviamo con consapevolezza
- facciamo pulizia
- facciamo ammenda
- sosteniamo la democrazia civile
- facciamo del bene
- influenziamo le altre aziende
L’ultima azione intrapresa dall’azienda è stata quella di trasferire il 2% delle azioni con diritto di voto al Patagonia Purpose Trust e il 98% delle azioni senza diritto di voto all’Holdfast Collective.
Il Patagonia Purpose Trust è un organo creato esclusivamente per proteggere i valori e gli obiettivi aziendali. Possiede, infatti, tutte le azioni con diritto di voto e, di conseguenza, ha il potere di prendere decisioni chiave, come ad esempio nominare i membri del Consiglio di Amministrazione e stabilire quali modifiche possono essere apportate allo statuto legale dell’azienda.
L’Holdfast Collective è un’organizzazione senza scopo di lucro che utilizzerà i profitti per combattere la crisi ambientale, proteggere la natura, la biodiversità e le comunità, il più rapidamente possibile. Questa organizzazione inoltre ha il potere di sostenere cause e candidati politici che siano attivi nella lotta alla crisi ambientale e climatica, oltre a fare donazioni e investimenti per la salvaguardia ambientale.
Secondo questo nuovo protocollo, i profitti dell’azienda ogni anno verranno reinvestiti interamente e ridistribuiti sotto forma di dividendi contribuendo a fronteggiare la crisi climatica.
La filosofia imprenditoriale di Patagonia si sposa alla perfezione con l’esigenza di protezione dell’ambiente e con la preoccupazione per gli effetti che l’attività umana può produrre sulla natura in riferimento al futuro.
Tematiche, queste, già presenti all’interno della Dichiarazione di Stoccolma nel 1972, di cui ricorre il 50° anniversario.
Tutto questo renderà Patagonia una non profit?
La risposta è no. Patagonia resterà un’azienda a scopo di lucro, una B Corp e una Società Benefit. Tuttavia, il punto di forza di questa azienda risiede proprio nel voler dimostrare al mondo imprenditoriale che finalità e profitto sono inestricabilmente legati.
Riccardo Sarti