Le terre rare, secondo la definizione dell’Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata (IUPAC), includono 17 elementi chimici specifici, tra cui lo scandio, l’ittrio e i 15 elementi noti come lantanoidi.
Sotto il profilo ambientale, l’industria estrattiva dei metalli critici presenta problematiche principalmente nelle fasi di estrazione e raffinazione. Durante queste fasi, infatti, si verificano processi che coinvolgono l’utilizzo di acidi e filtraggi, generando una quantità significativa di scarti tossici.
Gli impatti negativi più rilevanti comprendono la perdita di biodiversità, l’inquinamento delle risorse idriche, l’erosione del suolo e la formazione di discariche incontrollate.
Si stima, infatti, che la lavorazione di una tonnellata di metalli critici produca circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici. Pertanto, diventa essenziale il riciclo dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), in modo che i metalli critici possano essere gestiti correttamente e reintrodotti in nuovi cicli produttivi, riducendo la necessità di nuove estrazioni dal suolo.
Attualmente, la Cina detiene una posizione dominante nel settore dei metalli critici grazie a una pianificazione economica governativa che le ha consentito di controllare il 63% dell’estrazione e l’85% della raffinazione di questi elementi nel proprio territorio. La Cina dispone di riserve di metalli critici pari a 44 milioni di tonnellate, seguita dal Vietnam e dal Brasile. Gli Stati Uniti, nonostante abbiano circa 1,5 milioni di tonnellate di riserve, sono costretti a dipendere dalle importazioni di metalli critici dalla Cina. L’Europa ha una scarsa influenza in questo settore, anche se è stato scoperto un grande giacimento in Svezia che potrebbe rappresentare una svolta per il continente, sebbene non nel breve termine.
Tutto ciò comporta un costo, sia dal punto di vista economico che ambientale. Dipendere esclusivamente dalla Cina implica dei rischi, poiché se per motivi politici decidesse di interrompere le esportazioni di metalli critici, ciò metterebbe a rischio l’industria delle auto elettriche in Occidente. Pertanto, diventa fondamentale valutare la possibilità di ridurre o eliminare l’uso dei metalli critici.
Il 16 marzo 2023 la Commissione europea ha presentato la proposta di legislazione dell’UE sulle materie prime critiche, conosciuta come Critical Raw Material Act, con l’obiettivo di garantire un approvvigionamento sicuro, diversificato e sostenibile di materie prime necessarie per la transizione digitale e verde.
Questa strategia si concentra su settori chiave come l’industria a emissioni zero, l’industria digitale, il settore aerospaziale e quello della difesa.
La proposta prevede tre linee d’azione prioritarie per raggiungere l’obiettivo di ridurre la dipendenza da un unico Paese terzo per più del 65% del consumo annuale di ogni materia prima strategica entro il 2030. Queste linee d’azione sono: l’aumento dell’estrazione di almeno il 10% del consumo annuale di materie prime critiche, la promozione della lavorazione di almeno il 40% di tali materiali e l’incremento del riciclaggio di almeno il 15%. L’attuazione di questi livelli contribuirebbe in modo significativo agli sforzi di diversificazione ritenuti ormai necessari.
La proposta della Commissione mette anche in luce l’aumento previsto della domanda di metalli delle terre rare e litio, fondamentali per le tecnologie verdi come le batterie per veicoli elettrici.
Occorre tuttavia ricordare che l’Unione Europea dipende dalle importazioni di queste materie prime da un numero limitato di fornitori e che questa eccessiva dipendenza crea un rischio di “interruzione degli approvvigionamenti”.
Diventa di vitale importanza, quindi, 1) creare un ambiente normativo favorevole alle industrie a zero emissioni e promuovere la competitività a livello europeo anche in questo campo e 2) rafforzare la cooperazione con partner commerciali affidabili a livello globale così da aumentare la produzione sostenibile delle materie prime critiche. L’obiettivo è quello di garantire la massima diversificazione delle catene di approvvigionamento per le aziende europee, riducendo al contempo la dipendenza da uno o più paesi terzi (Cina e/o Turchia). Da qui la necessità di creare partenariati con paesi come Cile, Nuova Zelanda, Australia, Congo e Canada, nell’ambito della strategia UE per le infrastrutture sostenibili a livello globale.
In particolare, la proposta UE sulle materie prime critiche:
- individua 16 risorse strategiche: bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite naturale (grado batterie), nichel (grado batterie), metalli del gruppo del platino, silicio metallico, titanio metallico, tungsteno ed elementi delle terre rare per magneti;
- prevede l’istituzione di un Club delle materie prime critiche, che favorirà un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle stesse attraverso l’applicazione dei principi della trasparenza e del rispetto dell’ambiente.
Infine, nella proposta sono presenti dei richiami, tra l’altro: ai diritti del lavoro e alle pratiche socialmente responsabili nelle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche; ad un’economia circolare e sostenibile a livello transfrontaliero; alla necessità di migliorare la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti ricchi di materie prime critiche.
Il funzionamento del Mercato unico sarà garantito attraverso l’istituzione di un meccanismo di coordinamento per il monitoraggio delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche e delle scorte strategiche.
Doina Toma