La diversità delle forme di vita presenti nel nostro pianeta è conosciuta con il termine di diversità biologica o biodiversità. Il deterioramento della biodiversità, anche se in parte ricollegabile alla natura stessa ed ai vari cicli evolutivi, è causato essenzialmente dall’attività umana. Ad aggravare ulteriormente la situazione sono intervenuti, negli anni più recenti, i cambiamenti climatici che hanno portato alla riduzione dell’ozonosfera e all’aumento delle temperature.
Il riconoscimento della biodiversità come una risorsa globale di inestimabile valore per le generazioni presenti e future e allo stesso tempo la consapevolezza di come molte specie ed ecosistemi fossero a rischio estinzione, hanno portato la Comunità internazionale e, in particolare, l’UNEP ad avviare i lavori per l’adozione di un accordo internazionale per la tutela e la conservazione della diversità biologica.
La Convenzione sulla biodiversità (CBD) è stata adottata nel corso di una Conferenza intergovernativa ad hoc che si tenne a Nairobi il 22 maggio 1992 ed è poi stata aperta alla firma in occasione della Conferenza di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo (UNCED, giugno 1992). È in vigore dal 29 dicembre 1993 e ad oggi ne sono Parti 196 Stati. L’Italia ha ratificato la Convenzione con Legge 14 febbraio 1994, n. 124.
La Convenzione è un tipico trattato ambientale globale integrato gradualmente con annessi e protocolli. In questo modo si è dato vita ad un regime giuridico che potremmo definire ad incastro.
A livello istituzionale, la CBD ha previsto l’istituzione della Conferenza delle parti (COP), organo plenario che solitamente si riunisce a cadenza biennale, e di un Segretariato con funzioni amministrative.
Nella Convenzione, la biodiversità è definita come la «variabilità tra gli organismi viventi di ogni origine compresi, inter alia, gli ecosistemi terrestri, marini ed acquatici e i complessi ecologici di cui essi fanno parte; ciò comprende la diversità in una stessa specie e tra ecosistemi» (art. 2, § 6).
Gli obiettivi della Convenzione sulla diversità biologica sono la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità, di carattere ambientale, e l’accesso alle risorse e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro sfruttamento (ABS), di natura economica (art. 3).
Nell’ottobre 2010, in occasione della decima COP, tenutasi a Nagoya, in Giappone, gli Stati parte hanno approvato il Piano strategico per la biodiversità 2011-2020 e i c.d. Aichi Biodiversity Targets.
Il Piano forniva un quadro generale sulla biodiversità ed era finalizzato all’attuazione degli obiettivi della CBD mentre i Target di Aichi, che cercavano di integrare la conservazione della biodiversità con gli ambiti sociali ed economici, prevedevano, a loro volta, 20 obiettivi globali da raggiungere entro il 2020.
Per la realizzazione del Piano e dei Target, l’Assemblea generale dell’ONU aveva dichiarato il decennio 2011-2020 come il Decennio delle Nazioni Unite sulla biodiversità.
A distanza di 10 anni, come evidenziato dal Global Biodiversity Outlook nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto.
In occasione della COP 15 che si terrà a Kunming, in Cina, dal 11 al 24 ottobre 2021, è prevista l’adozione di un nuovo piano di azione che riguarderà la biodiversità globale post-2020 e che, almeno nelle previsioni, dovrà rappresentare il trampolino di lancio per l’adozione della 2050 Vision of “Living in Harmony with Nature.
Andrea Crescenzi