Dal 28 al 30 settembre scorso, 400 giovani, provenienti da 197 paesi (uno per ogni stato parte alla Convenzione sui cambiamenti climatici), si sono riuniti a Milano per prendere parte a “Youth4Climate 2021: Driving Ambition”. L’incontro aveva lo scopo di confrontarsi sulle questioni più urgenti riguardanti l’agenda climatica e, in particolare, di elaborare proposte da presentare alla Pre-COP26, che si sarebbe tenuta a Milano pochi giorni dopo, e alla COP26 di Glasgow in programma agli inizi di novembre.
Il documento adottato al termine dell’incontro, presentato ai rappresentanti degli stati facenti parte della Pre-COP26, si focalizzava sulle seguenti richieste fondamentali:
a) coinvolgimento di ragazze e ragazzi nei processi decisionali sulla lotta alla crisi climatica;
b) ripresa post-pandemica basata sulla transizione energetica ed investimenti nelle energie rinnovabili, su lavori dignitosi, sul rispetto delle popolazioni locali e su un sistema trasparente di finanza per il clima;
c) obiettivo di emissioni zero per il settore privato, fine dei finanziamenti per l’industria delle fonti fossili e chiusura della stessa tipologia di industria entro il 2030;
d) sistema educativo, inteso nella doppia veste di formazione e informazione, che permetta di aumentare la conoscenza sulle questioni ambientali e la consapevolezza sulla crisi climatica.
La Pre-Cop26 è stato l’evento preparatorio della Conferenza ONU sul clima svoltosi a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre 2021. I 50 ministri dell’ambiente presenti si sono trovati d’accordo sulla necessità di aggiornare gli obiettivi di decarbonizzazione statali previsti dall’Accordo di Parigi (per un approfondimento, si veda “L’inquinamento atmosferico”), ormai insufficienti a mantenere la temperatura globale al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. In questo senso, il vicepresidente della commissione Europea e commissario per il clima, Frans Timmermans, ha riportato come “Ogni paese debba arrivare alla COP26 con un piano preciso”. A livello generale va detto che alcuni stati, tra cui India e Cina, faticano ad adottare piani efficienti di decarbonizzazione per non contrastare la propria crescita, e che altri, per lo più stati africani o dell’America Latina, non possiedono le risorse necessarie per realizzarli.
L’incontro “Youth4Climate 2021” si inserisce all’interno di un movimento giovanile più ampio chiamato “Fridays for Future” (FFF) nato nel 2018, a Stoccolma, in Svezia, nel corso delle tre settimane che hanno preceduto le allora elezioni nazionali, grazie all’attivismo di Greta Thunberg. La protesta andò avanti fino a quando il parlamento adottò il piano che, in linea con l’accordo di Parigi, conteneva l’innalzamento delle temperature ben al di sotto dei 2 gradi. Il movimento, che da allora si caratterizza per la realizzazione di scioperi globali contro i cambiamenti climatici, si è riunito per la prima volta a livello internazionale a Losanna, in Svizzera, dal 5 al 9 agosto 2019. Più di 400 attivisti e attiviste, provenienti da 38 stati diversi, hanno adottato una dichiarazione finale caratterizzata da quattro richieste:
- contenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali (1990);
2. garantire la giustizia climatica nel rispetto del principio di equità;
3. dare attuazione all’Accordo di Parigi;
4. seguire le indicazioni provenienti dal mondo scientifico.
La novità introdotta dal movimento FFF è la capacità di parlare al mondo giovanile in maniera diretta e, allo steso tempo, di dare voce alle nuove generazioni che vedono nella crisi climatica e nel degrado ambientale non solo un’immagine sfocata del futuro, ma una crisi concreta che va affrontata giorno dopo giorno.
Ora che la questione passa “ai grandi” che parteciperanno alla COP26, possiamo affermare di essere arrivati a un punto di svolta?
Andrea Crescenzi