Il Glifosato è l’erbicida non selettivo più popolare utilizzato in agricoltura a livello mondiale, poiché è in grado di eliminare temporaneamente tutta la vegetazione infestante.
Viene utilizzato principalmente su colture arboree ed erbacee e su aree non destinate alle colture agrarie, come siti industriali e civili, argini e scoline.
Introdotto negli anni Settanta dalla multinazionale Monsanto, società specializzata nella produzione di sementi, con il nome commerciale di Roundup, oggi è diffuso in oltre 140 Paesi. Il suo uso è stato favorito dalla diffusione di colture OGM e specie vegetali resistenti al Glifosato (mais, soia e cotone). Si ricordi che la Monsanto è stata nel frattempo acquisita dalla Bayer (giugno 2018).
Nel marzo 2015 la Fondazione IARC – Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – ha inserito il glifosato tra le sostanze “potenzialmente” cancerogene. Le prove fino ad allora esistenti, infatti, non permettevano di stabilire con esattezza la cancerogenicità o meno del principio attivo. Per tali ragioni, l’IARC aveva invitato il mondo scientifico ad approfondire gli studi in tal senso.
A distanza di qualche mese, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha adottato un Report in cui, discostandosi da quanto detto precedentemente dall’IARC, ha affermato l’improbabilità che la sostanza causasse il cancro negli esseri umani e ha autorizzato, quindi, l’aumento dei livelli di esposizione.
A livello europeo, con il Regolamento di esecuzione n. 2017/2324 (15 dicembre 2017) è stata rinnovata, fino al 2022, l’autorizzazione per la commercializzazione del glifosato all’interno del mercato europeo in conformità al Regolamento n. 1107/2009. Il rinnovo ha permesso l’utilizzo del glifosato come sostanza attiva nei prodotti fitosanitari (PPP), a condizione che ciascun PPP fosse autorizzato dalle autorità nazionali a seguito di una valutazione della sua sicurezza.
Con l’avvicinarsi della scadenza del 2022, un gruppo di aziende (GRG) hanno presentato domanda di rinnovo dell’autorizzazione. L’iter di valutazione è stato avviato dalla Commissione con la nomina di un Assessment Group su Glyphosate (AGG) composto da quattro Stati membri (Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia).
Sulla base degli studi scientifici riportati dalle aziende, l’AGG ha presentato all’EFSA le proprie valutazioni sugli effetti del glifosato e sulla possibilità o meno di un rinnovo dell’autorizzazione all’utilizzo (15 giugno 2021). Contemporaneamente, l’AGG ha inviato all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) una proposta di classificazione ed etichettatura. Da lì a pochi mesi, sia EFSA che ECHA hanno avviato le consultazioni pubbliche sui rapporti consegnati dall’AGG che si sono concluse il 22 novembre 2021. L’AGG, insieme all’EFSA e all’ECHA, esaminerà ora i commenti ricevuti durante la consultazione pubblica e avvierà nei prossimi mesi le ulteriori fasi previste dalla normativa comunitaria applicabile.
Per quanto riguarda l’Italia, il Decreto del Ministero della salute del 9 agosto 2016, relativo alla revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio e modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva «glifosate» (che dava attuazione al Regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1° agosto 2016) ha stabilito, in particolare:
- la revoca dell’autorizzazione nelle aree frequentate dalla popolazione e dai soggetti più vulnerabili;
- la revoca dell’uso per ottimizzare la raccolta pre-trebbiatura;
- il divieto di immissione di prodotti contenenti il principio attivo;
- il divieto dell’uso in terreni non agricoli al fine di preservare le acque sotterranee.
Tra gli Stati membri dell’UE, il Lussemburgo ha seguito l’esempio dell’Italia mentre particolare è stato l’atteggiamento della Francia che, dopo un primo momento in cui si è mostrata contraria alla commercializzazione, ha cambiato parere e si è allineata con coloro che sostenevano la possibilità di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato (Olanda, Svezia e Ungheria).
A livello extra-UE, il Brasile e gli Stati Uniti sostengono la non pericolosità del glifosato e sono favorevoli alla sua commercializzazione, mentre il Messico, grazie all’attivismo della società civile, ha ufficializzato l’intenzione di eliminare progressivamente l’utilizzo dell’erbicida entro il 2024.
Va detto che negli Stati Uniti, l’utilizzo dell’erbicida ha portato ad una serie di ricorsi dinanzi ai tribunali contro la Monsanto, prima, e la Bayer, dopo, a causa degli effetti derivanti dall’uso del glifosato sulla salute umana. Recentemente, la Corte federale di San Francisco, negando la richiesta di appello presentata dall’azienda agroalimentare, ha confermato un risarcimento di 25 milioni di dollari nei confronti del Sig. Hardeman (maggio 2021). Secondo la Corte, infatti, le prove hanno dimostrato che il rischio cancerogeno del glifosato era conosciuto al momento dell’esposizione del ricorrente.
Nel febbraio del 2021, la Bayer ha dichiarato di aver risolto circa 90.000 casi sui presunti effetti nocivi del glifosato e di aver stanziato, per potenziali future richieste di risarcimento, un fondo di 11 miliardi di dollari.
Dario Accolla e Serena Marangoni.