Ad inizio 2013 Impact Africa, una sussidiaria della società di esplorazione Impact Oil & Gas, ha richiesto un diritto di ricerca ed esplorazione per le risorse petrolifere ubicate al largo delle coste del Sud Africa. La domanda comprendeva anche la presentazione di un Programma di gestione ambientale.
In seguito alla presentazione del piano, l’Agenzia petrolifera del Sud Africa (Payments Association of South Africa – PASA) ha accettato la domanda a patto che fosse avviato un processo con partecipazione pubblica.
La PASA insieme al ministro delle risorse minerarie e dell’energia hanno rilasciato a Impact Africa il diritto di esplorazione nel 20 maggio 2014 (Exploration Right 12/3/252). Questo diritto è stato rinnovato nel 2017 e nel 2020 e, da ultimo, con durata biennale, da agosto 2021.
Ed è proprio nel 2021 che la Royal Dutch Shell PLC e le sue sussidiarie, dopo un accordo con la Impact Africa che le conferiva la delega di operatori nelle esplorazioni, hanno deciso di utilizzare la tecnica delle indagini sismiche 3D per cercare le risorse petrolifere al largo della regione della Wild Coast in Sudafrica.
Secondo l’Environmental Management Programme (EMPr), l’indagine sismica comporta esplosioni subacquee estremamente rumorose (220 decibel) e scariche a intervalli di 10-20 secondi che devono continuare 24 ore al giorno per più di quattro mesi. Il programma prevede una nave per trainare una fascia di fucili ad aria compressa lunga fino a 12000 metri e larga 1200 con un massimo di 12 linee di idrofoni distanziate da 5 a 10 metri l’una dall’altra e posti tra i 3 e i 25 metri sotto la superfice dell’acqua.
In seguito alla presentazione dell’EMPr molti scienziati marini sudafricani hanno chiesto al governo di interrompere l’indagine perché preoccupati dei potenziali impatti dannosi sugli ecosistemi marini e sulle comunità costiere del Sud Africa. Allo stesso tempo, diverse ONG ambientaliste hanno fatto ricorso presso l’Alta Corte per bloccare l’esplorazione.
Dopo una prima sentenza del 3 dicembre 2021 in cui si autorizzava Shell a condurre la sua indagine, l’Alta Corte di Grahamstown a Makhanda ha ascoltato la comunità scientifica e i rilievi delle ONG e ha ordinato alla stessa multinazionale di cessare con effetto immediato le attività di esplorazioni sismiche lungo la wild coast del Sud Africa con obbligo di spese.
Secondo il giudice la società petrolifera non ha minimamente preso in considerazione gli effetti sulle comunità locali che detengono diritti consuetudinari, inclusi i diritti di pesca, sul tratto di mare in cui effettuava le esplorazioni.
Tra i vari punti elencati dalla Corte si parla in particolare del rischio potenziale di gravi conseguenze finanziarie a seguito di qualsiasi danno a livello ambientale. Inoltre, richiamando, la costituzione e, in particolare, la parte in cui si afferma, la necessità di assicurare a tutta la popolazione il diritto ad un ambiente sano in una prospettiva intergenerazionale, la Corte ha sottolineato come il governo debba utilizzare tutte le misure necessarie, non solo quelle legislative per:
- prevenire l’inquinamento e il degrado ecologico;
- promuovere la tutela ambientale;
- favorire uno sviluppo ecologicamente sostenibile, e giustificare lo sfruttamento; delle risorse naturali in campo economico e sociale.
In conclusione, la corte ha ribadito come questo caso non riguardasse tanto le modalità di esercizio del documento relativo al diritto di esplorazione, quanto le attività di ricerca ed esplorazione e come queste impattassero sull’ambiente.
Di fronte all’ordinanza della corte, la Shell ha risposto affermando che: “Rispettiamo la decisione del tribunale e abbiamo messo in pausa il progetto mentre rivediamo la sentenza“. Tuttavia, in precedenza Shell aveva avvertito che in caso di sospensione delle ricerche, avrebbe potuto annullare definitivamente il progetto perdendo così la possibilità di estrarre petrolio e gas per un valore di milioni di dollari.
Questa azione legale dimostra l’efficacia del diritto ambientale per la difesa delle comunità locali dalle grandi multinazionali e in contemporanea crea un precedente giuridico importante che potrà essere richiamato da altre corti per bloccare le attività di ricerca e perforazione da parte delle compagnie petrolifere.
Riccardo Sarti