Il 3 febbraio 2022 Legambiente ha pubblicato il Report “Mal’aria di città” sulla qualità dell’aria registrata nelle città italiane nel corso del 2021.
L’obiettivo è quello di monitorare la presenza nell’aria di particelle di PM10, PM2.5 e biossido di azoto (NO2) che, come emerge dai dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA – Agenzia Europea dell’Ambiente), ogni anno sono causa di circa 307mila morti premature in tutta Europa. Il rilevamento di tali sostanze viene effettuato attraverso l’esame dei valori registrati dalle centraline situate nelle 102 province italiane.
In particolare, il Report 2022 mostra come le particelle di PM10 abbiano superato i limiti di 50 microgrammi per metro cubo (µg/m3) per più di 35 giorni in 31 città italiane su 102. Le città con la media annuale più alta sono Milano, Torino, Alessandria e Catania. Per quanto riguarda quelle di PM2.5, invece, solo la centralina di Napoli ha superato il limite di 25 µg/m3. Infine, per le particelle di NO2 le situazioni più critiche si sono registrate in 8 città (Napoli, Torino, Firenze, Milano, Palermo, Catania, Roma, Genova) dove il limite previsto era di 40 µg/m3.
Va detto che, a livello internazionale, il 21 settembre 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiornato le Linee Guida globali della qualità dell’aria (AQG 2021) stabilendo dei limiti più stringenti da dover rispettare per le emissioni. Le Linee guida prevedono, infatti, che la media annuale accettata di particolato inalabile di PM10 passi da 20 µg/m3 a 15 µg/m3, quella del particolato fine di PM2.5 da 10 µg/m3 a 5 µg/m3 e, infine, quella di biossido di azoto NO2 da 40 µg/m3 a 10 µg/m3. Inoltre, il limite giornaliero suggerito di monossido di carbonio CO è di 4 µg/m3.
Alla luce di questi nuovi limiti, il Report pubblicato da Legambiente mostra che:
- solamente 5 città (Caltanissetta, L’Aquila, La Spezia, Nuoro, Verbania) hanno rispettato il nuovo limite di 20 µg/m3 di PM10;
- nessuna città ha rispettato il limite previsto per le PM2.5;
- solamente 5 città (Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa, Trapani) hanno rispetto il limite di NO2.
Si ricordi che l’Italia è stata già condannata dalla Corte di giustizia dell’UE per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti. Pertanto, risultano attualmente attive 3 procedure di infrazione inerenti alla mancata o errata applicazione della direttiva 2008/50/CE riguardante la qualità dell’aria.
La prima procedura di infrazione (2014/2147) è stata attivata dalla Commissione europea per il sistematico e continuato superamento dei limiti giornalieri e annuali di PM10. Le regioni interessate erano, in particolare, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.
Il 13 ottobre 2018, la Commissione ha fatto ricorso per inadempimento alla Corte di giustizia dell’UE, ritenendo che, nonostante la fase pre-contenziosa, l’Italia non avesse ancora posto rimedio alle violazioni contestate. In particolare, all’Italia si contestava:
1. il superamento continuato tra il 2008 e il 2017 dei limiti sia giornalieri che annuali di PM10 previsti dalla Direttiva;
2. la mancata predisposizione di un piano d’azione e monitoraggio per garantire il rientro dei valori di PM10 entro i limiti imposti dalla stessa Direttiva.
La Corte di giustizia ha condannato l’Italia con sentenza del 10 novembre 2020 (Causa 644/18).
Nella seconda procedura di infrazione (2015/2043), ancora in corso, la Commissione europea ha adito la Corte di Giustizia contro l’Italia per il superamento sistematico e continuato del biossido di azoto NO2 (Causa 573/19). Il ricorso presentato dalla Commissione (26 luglio 2019) riguardava il continuato superamento dei limiti (1), che in alcune regioni (Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Toscana) si verifica da più di dieci anni, ed i piani per la qualità dell’aria adottati dallo Stato italiano (2) che, secondo la Commissione, non permettevano di rispettare i limiti previsti dalla Direttiva né di limitare il loro superamento nel periodo più breve possibile.
L’ultima procedura di infrazione (2020/2299), ancora in corso, ha ad oggetto il superamento dal 2015 in modo sistematico e continuato dei limiti consentiti di particolato fine PM2.5 (previsti dalla Direttiva 2008/50/CE) in alcune città della Valle del Po, tra cui, Venezia e Padova, oltre che nei pressi di Milano. Ad oggi, la procedura è ancora ferma alla fase pre-contenziosa con l’invio, da parte della Commissione, della “lettera di messa in mora” (art. 258 TFUE).
In conclusione, lo scenario italiano in materia di inquinamento atmosferico sembra essere ancora instabile e le misure volte al suo miglioramento risultano deboli e incerte. Tuttavia, confrontando i Report Mal’aria di città degli scorsi anni si nota un trend positivo, in cui la presenza di sostanze quali il particolato e il biossido di azoto nell’aria è in continua, seppur lenta, diminuzione.
Clarissa Cataldi