La nascita del packaging coincide con la seconda Rivoluzione Industriale, in particolare con la Grande Esposizione del 1851. Proprio in questo periodo, infatti, vi fu l’introduzione della meccanizzazione su larga scala e la produzione iniziò a riguardare quantità sempre crescenti di articoli. Si arrivò così alla necessità di conservare, proteggere, differenziare il prodotto e conseguentemente alla nascita del packaging.
Il materiale da sempre più utilizzato per la realizzazione degli imballaggi è la plastica. Si pensi che nel 2019, in Europa, la domanda di plastica è stata pari a 50,7 milioni di tonnellate ed il 39.6% di questa è stata destinata al packaging.
Questo dato è molto preoccupante soprattutto se unito al fatto che oltre il 75% della plastica prodotta è già diventato rifiuto.
A livello europeo, la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, stabilisce che gli Stati membri dovrebbero incoraggiare la condivisione di imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato, nonché dei sistemi per il loro riutilizzo in modo ecologicamente corretto, senza compromettere la sicurezza alimentare o la sicurezza dei consumatori. L’obiettivo stabilito dalla direttiva è quello di riuscire a riciclare, in peso, almeno il 65% di tutti i rifiuti di imballaggio entro il 31 dicembre 2025 ed aumentare la percentuale al 70% entro il 31 dicembre 2030. Le azioni necessarie per raggiungere tale risultato consistono nel limitare il peso e il volume del packaging alla quantità minima necessaria, in modo tale da utilizzare meno risorse possibili. È necessario, inoltre, minimizzare la presenza di sostanze e materiali pericolosi nell’ imballaggio o nei suoi componenti e concepire un packaging riutilizzabile o recuperabile al fine di riuscire a riciclarne il maggior quantitativo possibile.
L’importanza dell’utilizzo di imballaggi riutilizzabili o riciclabili va di pari passo alla necessità di mettere in atto processi sostenibili lungo il ciclo di vita del prodotto. A tal proposito l’UE ha adottato il Regolamento (CE) N 66/2010 relativo al marchio di qualità ecologica dell’Unione europea (Ecolabel UE). Questo può essere richiesto in maniera volontaria, è volto a promuovere prodotti con minore impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita e ad offrire ai consumatori informazioni accurate, non ingannevoli e scientificamente fondate sull’impatto ambientale dei prodotti.
Gli obiettivi del marchio sono ridurre gli impatti negativi del consumo e della produzione sull’ambiente, sulla salute, sul clima e sulle risorse naturali.
Il marchio Ecolabel UE è applicabile a tutti i beni e i servizi destinati alla distribuzione, al consumo o all’uso sul mercato comunitario, a titolo oneroso o gratuito, ad eccezione dei medicinali per uso umano o veterinario.
I prodotti, per potersi dotare del marchio Ecolabel EU, devono conformarsi a specifici criteri, i quali definiscono i requisiti ambientali, basati su dati scientifici, che tengono conto degli sviluppi tecnologici più recenti e dell’intero ciclo di vita dei prodotti.
Nella determinazione di tali criteri sono presi in considerazione:
- gli impatti ambientali, in particolare sui cambiamenti climatici, sulla natura e la biodiversità
- la sostituzione delle sostanze pericolose con sostanze più sicure ogni volta che sia possibile
- la possibilità di ridurre gli impatti in relazione alla durata dei prodotti e alla loro riutilizzabilità
- il saldo ambientale netto tra benefici e aggravi ambientali, derivante dalle diverse fasi di vita dei prodotti
- il principio della riduzione degli esperimenti sugli animali.
In conclusione, va detto che il packaging visto da sempre come un elemento inquinante, ora, alla luce di un nuovo modello economico circolare, viene inquadrato in una nuova ottica. Ciò è dovuto anche alla funzione ora rivestita da questo, non solo più quella di protezione, conservazione e differenziazione del prodotto, ma anche informativa così da rendere i consumatori più consapevoli negli acquisti.
Chiara Petuglia Maioli