Il futuro dell’agrifood: innovazione e sostenibilità per un pianeta in crescita

Secondo le Nazioni Unite, l’attuale popolazione mondiale di 8,2 miliardi di persone è destinata a crescere fino ad un picco di circa 10,3 miliardi di persone nei prossimi 60 anni, per poi diminuire leggermente attestandosi intorno ai 10,2 miliardi entro la fine del secolo.

In un mondo che si confronta con una crescita demografica senza precedenti, garantire un approvvigionamento alimentare sufficiente, sicuro e duraturo è una delle sfide più urgenti del nostro tempo. Il settore dell’agrifood si trova al centro di questa trasformazione, chiamato a rispondere non solo all’aumento della domanda globale di alimenti, ma anche agli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici, alla scarsità delle risorse naturali e alla perdita di biodiversità. In questo contesto, l’innovazione tecnologica rappresenta una leva fondamentale: l’agricoltura di precisione, l’intelligenza artificiale, i droni, i sensori IoT e le biotecnologie stanno rivoluzionando i modelli produttivi, rendendoli più efficienti e meno impattanti.

Tuttavia, per orientare davvero il cambiamento, la tecnologia da sola non basta. Serve una visione più ampia e, per certi versi, visionaria che integri l’innovazione con un principio guida essenziale: la sostenibilità. Spesso associata esclusivamente alla tutela dell’ambiente, la sostenibilità è in realtà un concetto sistemico che abbraccia anche le dimensioni sociale ed economica. Significa, nella fattispecie di cui si sta parlando, di costruire un sistema agroalimentare che possa durare nel tempo, rispettando i limiti ecologici del pianeta, garantendo condizioni di lavoro eque e promuovendo la vitalità economica delle comunità rurali e urbane. In altre parole, il bilanciamento delle sfere ambientale, sociale ed economica dovrebbe consentire anche nel settore agricolo la creazione di quel modello di sviluppo sostenibile richiamato nel Rapporto Bruntland, ovvero tale da consentire alle generazioni attuali di soddisfare le proprie esigenze, senza compromette le risorse a disposizione delle generazioni future.

Alla luce di questa prospettiva, il futuro dell’agroalimentare non può prescindere da un ripensamento profondo dei modelli produttivi. L’agricoltura contemporanea si trova al centro di una trasformazione epocale, spinta dalla necessità di produrre di più con meno, tutelando al contempo l’ambiente e le risorse naturali.

In questa direzione si muove anche l’Unione Europea, che ha delineato una Visione per l’agricoltura e l’alimentazione al 2040, fondata su un sistema agroalimentare competitivo, resiliente e sostenibile. La strategia europea promuove l’adozione di tecnologie digitali, la valorizzazione del ruolo degli agricoltori e il rafforzamento della sicurezza alimentare, con un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’obiettivo è creare un contesto favorevole all’innovazione, capace di attrarre nuove generazioni e garantire un reddito equo lungo tutta la filiera, contribuendo così alla transizione verde e digitale dell’agricoltura europea.

Tecnologie come l’Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale, l’analisi avanzata dei dati e i sistemi di automazione stanno emergendo come strumenti chiave per affrontare in modo sostenibile le sfide del settore. Queste soluzioni non solo migliorano l’efficienza produttiva, ma consentono anche di monitorare la salute del suolo, ottimizzare l’uso delle risorse idriche e ridurre l’impiego di input chimici, contribuendo così alla rigenerazione degli ecosistemi agricoli. Secondo McKinsey, l’adozione diffusa dello smart farming potrebbe aumentare la produttività agricola del 20% e ridurre gli sprechi del 30% entro il 2030.

I droni sono ormai diventati alleati preziosi per gli agricoltori. Grazie alla loro capacità di sorvolare ampie superfici in tempi rapidi, permettono di monitorare lo stato di salute delle colture con un livello di dettaglio impensabile fino a pochi anni fa. Dotati di fotocamere multispettrali e termiche, i droni rilevano segnali precoci di stress idrico o nutrizionale, la presenza di infestanti o malattie, e aiutano a pianificare interventi mirati. In Italia, ad esempio, il loro impiego nei vigneti ha portato a risultati concreti: una riduzione del 25% del consumo di acqua e un aumento del 15% della resa per ettaro, grazie a un’irrigazione più precisa e ad un monitoraggio continuo.

Accanto ai droni, le immagini satellitari offrono una visione più ampia e continuativa nel tempo. Se i droni sono ideali per analisi puntuali e localizzate, i satelliti permettono di osservare l’evoluzione delle colture su scala territoriale, supportando decisioni strategiche come la rotazione colturale o la gestione delle risorse su più appezzamenti.

Un altro elemento chiave dello smart farming è rappresentato dai sensori, che possono essere installati nel suolo o direttamente sulle piante. Questi dispositivi raccolgono in tempo reale dati fondamentali come l’umidità del terreno, la temperatura, il pH o la concentrazione di nutrienti. Le informazioni vengono trasmesse a piattaforme digitali che le elaborano e, in alcuni casi, attivano automaticamente sistemi di irrigazione o fertilizzazione. Questo approccio consente di intervenire solo dove e quando serve, evitando sprechi e riducendo l’impatto ambientale. Inoltre, la gestione più precisa di fertilizzanti e pesticidi contribuisce a preservare la qualità del suolo e a contenere i costi operativi.

Infine, l’automazione agricola sta rivoluzionando le attività quotidiane nei campi, grazie anche all’introduzione di robot intelligenti capaci di svolgere operazioni complesse in modo continuo, preciso e sempre più autonomo. Questi robot sono oggi impiegati in diverse fasi della produzione agricola, dalla preparazione del terreno alla semina, dal diserbo alla raccolta, riducendo sensibilmente la necessità di manodopera umana per le attività più ripetitive e faticose. Ciò che distingue maggiormente questi sistemi è la loro capacità di apprendere lavorando, grazie all’integrazione di tecnologie di machine learning. Questo significa che i robot non si limitano a eseguire istruzioni predefinite, ma che sono in grado a loro volta di analizzare i dati raccolti durante le operazioni, adattarsi alle condizioni specifiche del campo e migliorare progressivamente le proprie prestazioni. Alcuni modelli, ad esempio, sono progettati per raccogliere frutta e ortaggi con delicatezza, evitando danni al prodotto, mentre altri utilizzano algoritmi di intelligenza artificiale per distinguere tra colture e infestanti, intervenendo solo dove necessario.

L’automazione consente di ridurre l’impiego di macchinari pesanti, con un conseguente abbattimento delle emissioni di gas serra e dei consumi di carburante. Inoltre, liberando tempo e risorse, permette agli agricoltori di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto, come l’analisi dei dati, la pianificazione strategica e l’innovazione varietale.

Un modello virtuoso in questo senso è rappresentato ad esempio da Planet Farms, produttore che integra innovazione e sostenibilità nella produzione agricola. Questa realtà unisce la qualità della coltivazione italiana all’innovazione del vertical faming, coltivando insalate, ortaggi ed erbe aromatiche in ambienti controllati e sovrapposti. Con una struttura di 9.400 m2 – la più grande d’Europa nel suo genere – produce fino a 70.000 confezioni di insalata al giorno. La struttura, sviluppata in verticale e collocabile anche in ambito urbano, è dotata di un fitto sistema di sensori IoT che monitorano costantemente parametri come temperatura, umidità, luce, qualità dell’aria e dell’acqua e stato di nutrizione delle piante. I dati raccolti vengono elaborati in cloud per ottimizzare ogni fase della produzione e garantire la massima qualità del prodotto finale. Un simile modello di coltivazione consente il raggiungimento di elevati standard di sostenibilità:

  1. 95% di acqua risparmiata, grazie ad un’irrigazione mirata con soluzioni nutritive;
  2. 93% di suolo risparmiato, con una resa fino a 100 volte superiore rispetto all’agricoltura tradizionale;
  3. produzione a KM zero, garantendo prodotti sempre freschi, disponibili e accessibili, contribuendo all’autosufficienza agroalimentare dei centri urbani;
  4. assenza totale di pesticidi, grazie a un ambiente sterile e controllato.

L’integrazione tra tecnologie digitali, sostenibilità ambientale e responsabilità sociale rappresenta oggi la chiave per garantire sistemi produttivi resilienti, efficienti e duraturi. Esperienze come quella di Planet Farms dimostrano che è possibile innovare senza rinunciare alla qualità, costruendo un’agricoltura capace di rispondere alle sfide del presente e di tutelare le risorse per le generazioni future.

Chiara Arianna Bellemo