L’Oceano Meridionale o Antartico, situato nell’emisfero australe, svolge un importante ruolo nella mitigazione del clima a livello globale.
L’Oceano Antartico è influenzato dalla Corrente Circumpolare Antartica (Antarctic Circumpolar Current – ACC) e dal cosiddetto “Grande Nastro trasportatore”. L’ACC è la corrente oceanica più forte del pianeta e l’unica che fluisce intorno all’intero globo terrestre consentendo lo scambio di energia e del contenuto di sali. Questo processo è responsabile del trasferimento di sostanze chimiche e di specie biologiche mantenendo così inalterato l’ecosistema marino antartico. Tale corrente muovendosi da ovest verso est passa per l’Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano contribuendo alla formazione della circolazione termoalina conosciuta anche come “Grande Nastro trasportatore”. Si tratta di una componente della circolazione globale oceanica influenzata dalla variazione di densità delle masse d’acqua profonde ovvero della differente temperatura e salinità. Questo permette una redistribuzione del calore nel pianeta e una sottrazione di gran parte dell’anidride carbonica presente in atmosfera. Per queste ragioni, la circolazione termoalina e l’ACC incidono in maniera significativa sulla stabilità del clima e sulla biologia marina.
Nel corso degli anni, questi meccanismi sono stati però alterati dall’attività antropica rendendo ancora più evidente la necessità di tutelare l’Oceano Antartico considerato oramai una risorsa essenziale per mitigare i cambiamenti climatici. Si ricordi, infatti, che l’Oceano antartico, da solo, è in grado di assorbire circa il 70% del calore in eccesso e il 30% di Co2 assorbita dagli oceani di tutto il mondo.
A livello normativo, il primo passo verso una sua tutela è stato compiuto nel 1959 con l’adozione del Trattato Antartico volto a favorire un uso pacifico del continente per fini scientifici ed a conservare la flora, la fauna e l’ambiente naturale. Più precisamente, il Trattato aveva come scopo principale quello di risolvere la questione delle controversie relative alle rivendicazioni di sovranità territoriali avanzate da alcuni Stati (Argentina, Cile e Gran Bretagna) nei confronti del territorio antartico. Dal punto di vista giuridico, infatti, l’Antartide non è assoggettato alla sovranità di nessuno Stato.
Oltre a prevedere una sospensione delle rivendicazioni territoriali, il Trattato stabilisce:
- l’interdizione di ogni attività a carattere militare e il divieto di esperimenti nucleari e dello smaltimento dei rifiuti nucleari;
- la libertà di ricerca scientifica;
- la cooperazione internazionale nelle attività scientifiche, con scambi di informazioni e di personale.
Successivamente, il Trattato è divenuto la base giuridica del Sistema Antartico che, ad oggi, comprende:
- la Convenzione di Londra (1972) per la conservazione delle foche in Antartide, alla quale si deve il primo tentativo di regolamentare l’uso delle risorse marine viventi in Antartide;
- la Convenzione di Canberra (1980) sulla conservazione delle risorse biologiche dell’Antartico, aperta ai paesi interessati alle attività di pesca e fondata su un uso razionale delle risorse naturali;
- la Convenzione di Wellington (1988) per la gestione delle attività minerarie mai entrata in vigore a causa del mancato numero di ratifiche;
- il Protocollo sulla Protezione dell’ambiente Antartico (1991) conosciuto come Protocollo di Madrid, volto ad assicurare che le attività intraprese vengano svolte nel rispetto di quanto previsto dal Trattato Antartico e nell’interesse della Comunità internazionale.
Un ulteriore tappa significativa è stata l’istituzione, nel 2009, della prima area marina protetta (AMP) nelle isole Orcadi Meridionali. Ciò è stato possibile grazie all’accordo tra i Paesi membri della Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell’Antartico (Ccamlr). Quest’ultima, istituita dalla già citata Convenzione di Canberra, ha la funzione di garantire la conservazione della vita marina dell’Antartico.
In occasione della 35° riunione della Ccamlr (2016), gli Stati parte hanno raggiunto l’accordo per rendere il Mare di Ross la più grande AMP al mondo e la prima in acque internazionali. Si tratta, infatti, di una delle aree più incontaminate al mondo e tra le più ricche di biodiversità ospitando balene, foche, uccelli marini e pinguini imperatori.
È evidente come il Mare di Ross sia una regione dall’eccezionale valore ecologico e di importanza scientifica tale da richiedere un’apposita tutela. Non va dimenticato, infatti, che circa il 72% dell’AMP è considerata no-take zone ovvero vietata alla pesca, mentre nella parte restante è possibile la pesca, ma solo a scopo di ricerca.
Tuttavia, nonostante questi importanti traguardi raggiunti nel corso degli anni, l’ecosistema antartico è oggi in serio pericolo a causa dell’inquinamento, dell’acidificazione e della pesca eccessiva e illegale.
Proprio per far fronte a questo scenario, è stata proposta la designazione di due nuove AMP, una nell’Antartide Orientale e un’altra nel Mar di Weddell. Purtroppo, però, i negoziati sono stati interrotti per l’opposizione della Cina e della Russia interessate principalmente alle attività di pesca della regione. Favorevoli alla proposta vi sono l’Unione Europea e i suoi stati membri che vedono nella realizzazione delle due nuove AMP il conseguimento delle finalità della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Indubbiamente, le due AMP contribuirebbero in modo notevole al raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Strategia della biodiversità per il 2030 ovvero di rendere almeno il 30% dei mari aree marine protette.
Proprio sulla base di queste considerazioni, l’8 luglio del 2021 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione 2021/2757(RSP) con cui ha sottolineato la necessità che le parti riavviino quanto prima i negoziati in seno alla Ccamlr e raggiungano un accordo. Solo così, infatti, si riuscirebbe a creare una delle più grandi AMP della storia contribuendo ad aumentare la resilienza dell’ecosistema antartico oramai minacciato dai cambiamenti climatici e dall’innalzamento della temperatura globale.
Sofia Pavlidi