Pesticidi: dalla Convezione di Stoccolma verso una gestione consapevole.

Quando si parla di pesticidi si fa riferimento a tutti quei prodotti utilizzati in ambito agricolo allo scopo di eliminare organismi nocivi dall’attività di coltivazione o allevamento.

L’uso di pesticidi in agricoltura risale a migliaia di anni fa. Tuttavia, solo dagli anni ’40 del secolo scorso, hanno iniziato ad essere applicati in modo sistematico per effetto dello sviluppo dei pesticidi chimici sintetici, prima, e dei biopesticidi, poi. Oggi sul mercato sono disponibili più di mille tipologie di pesticidi.

Purtroppo, nonostante queste sostanze ci liberino dagli insetti indesiderati, finiscono per causare danni alla salute umana, all’ambiente e alla biodiversità.

Per tale ragione, l’uso di pesticidi è da sempre considerata una questione molto controversa. Se un loro utilizzo può essere considerato necessario per le pratiche agricole, perché favorisce la qualità e la resa delle colture, è quanto mai opportuno che si sia a conoscenza dei rischi associati al loro uso. 

Secondo le stime del PAN (Pesticide – Action – Network), è nei Paesi in via di sviluppo, in cui il problema della fame e della malnutrizione è ampiamente diffuso, che si sono registrati gli effetti più nocivi dell’utilizzo dei fertilizzanti: è stato evidenziato che il 70% degli avvelenamenti e il 99% delle morti sono legate proprio all’uso di queste sostanze.

Da un punto di vista giuridico, a livello internazionale è importante considerare:

  • La Convenzione di Stoccolma sugli Inquinanti Organici Persistenti (POPs), per il controllo e l’eliminazione di varie sostanze chimiche di utilizzo agricolo e industriale, considerate particolarmente nocive per la salute umana e l’ambiente;
  • La Convenzione di Rotterdam sulla procedura di previo assenso informato su alcuni prodotti chimici e pesticidi pericolosi nel commercio internazionale (1998);
  • La Convenzione di Minamata sull’inquinamento da mercurio (2013), che stabilisce misure allo scopo di ridurre i livelli di tale sostanza nell’ambiente e tutelare così la salute umana;
  • L’Approccio strategico alla gestione delle sostanze chimiche (Strategic Approach to International Chemiclas Management – SAICM ), adottato dall’UNEP nel 2006 al fine di minimizzare gli impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente delle sostanze chimiche.

Tuttavia, i modelli attuali per l’impiego di pesticidi, nonché le misure adottate per ridurne al minimo gli effetti negativi, si sono mostrati finora insostenibili e insufficienti.

Secondo uno studio del 2021 della University of Sydney (Risk of pesticide pollution at the global scale), condotto analizzando il suolo, l’atmosfera e le falde acquifere di 168 Paesi, circa il 64% delle superfici globali coltivabili è a rischio inquinamento da pesticidi e, di queste, quasi un terzo è considerato ad alto rischio.  Lo studio mostra, inoltre, come il 34% delle aree a maggiore rischio si trovi in regioni ad alta presenza di biodiversità, il 19% in zone a basso o medio livello di reddito e il 5% risulti soggetto a scarsità d’acqua.

In questo quadro generale, si aggiunge un recente Rapporto pubblicato dall’UNEP, in collaborazione con la Fao e l’Oms, “Environmental and health impacts of pesticides and fertilizers and ways of minimizing them” (2021). Il Rapporto sottolinea che l’obiettivo di ridurre al minimo gli effetti negativi di pesticidi e fertilizzanti entro il 2020 non è stato raggiunto, e che la vendita di tali sostanze cresce del 4,1% l’anno per un valore che nel 2025 si stima raggiungerà i 309 miliardi di dollari entro il 2025.

Dispiace constatare, inoltre, come sia ancora oggi diffusa la pratica che vede i Paesi ricchi, compresa l’Europa, esportare pesticidi e sostanze chimiche industriali tossiche nei Paesi a basso e medio reddito, violando così i loro obblighi extraterritoriali, previsti a livello internazionale dai principali trattati in materia di diritto ambientale.

Sempre l’UNEP ritiene che per ridurre al minimo gli effetti negativi dei pesticidi sia indispensabile:

  • Rafforzare gli standard di gestione sostenibile;
  • Applicare in modo più incisivo i controlli e la normativa internazionale attuale;
  • Promuovere consumi sani tra gli agricoltori e, più in generale, tra la popolazione.

Proprio per questo la FAO nel 2019 ha pubblicato il Codice internazionale di condotta per l’uso e la gestione sostenibile dei fertilizzanti.

Di recente, infine, il Global Leaders Group on Antimicrobial Resistance ha invitato tutti i paesi a ridurre la quantità di rifiuti antimicrobici, compresi i pesticidi a questi appartenenti, che si diffondono nell’ambiente. Tale riduzione deve avvenire attraverso la ricerca e l’attuazione di misure per la loro gestione e smaltimento.

Secondo il Gruppo, infatti, gestire e ridurre la quantità di inquinamento antimicrobico che entra nell’ambiente rappresenta una priorità per evitare la diffusione della cosiddetta resistenza antimicrobica, accentuata anche dalla crisi climatica.

Serena Marangoni