La Conferenza degli Stati parte alla Convenzione sulla biodiversità (COP15), dedicata al tema Civiltà ecologica: costruire un futuro condiviso per tutta la vita sulla Terra, si è tenuta a Kunming, in Cina, dal 11 al 24 ottobre 2021.
Originariamente prevista per l’ottobre del 2020, la COP15 è stata più volte rinviata alla luce della pandemia di COVID-19. Pur di evitare una nuova riprogrammazione, si è deciso di suddividere la Conferenza in due parti. Una prima fase, in remoto, nell’ottobre 2021, e una seconda fase prevista in presenza dal 28 aprile all’8 maggio 2022.
In occasione della COP15 si sono riunite anche le Parti del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza (CP-MOP 10) e le Parti del Protocollo di Nagoya su ABS (NP-MOP 4).
La Conferenza ha rappresentato l’opportunità per la Comunità internazionale di continuare gli sforzi intrapresi per raggiungere gli obiettivi di Aichi. Si ricordi, infatti, che, in occasione della COP tenutasi ad Aichi-Nagoya, in Giappone, nel 2010, gli Stati membri della Convenzione avevano adottato 20 obiettivi da raggiungere entro il 2020. Gli obiettivi, che miravano essenzialmente alla salvaguardia della biodiversità e alla riduzione della pressione umana, sono stati ad oggi tutti disattesi (Aichi targets).
In termini generali, l’obiettivo principale della COP15 è quello di adottare un quadro globale e una tabella di marcia per la conservazione, la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile della biodiversità nel periodo post-2020.
La Dichiarazione di Kunming, adottata al termine della prima parte della COP15, benché non vincolante, ha impegnato le parti proprio a sviluppare nei prossimi mesi un quadro globale efficace così da invertire l’attuale trend e bloccare la perdita di biodiversità entro il 2030.
L’accordo sulla biodiversità post 2020 dovrebbe essere adottato in occasione della seconda parte della Conferenza che si terrà nel maggio 2022 sempre in Cina. L’evento sarà preceduto da ulteriori negoziati che si svolgeranno a Ginevra, in Svizzera, nel gennaio 2022 e che vedranno riuniti i due organi sussidiari della Convenzione: l’Organismo di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica (SBSTTA) e l’Organismo di attuazione (SBI).
Va detto, però, che la stessa Dichiarazione fornisce una direzione chiara ai negoziati che si svolgeranno nei prossimi mesi individuando quelli che sono gli elementi chiave per il quadro globale sulla biodiversità post-2020. Tra questi, l’integrazione della biodiversità in tutti i processi decisionali; l’eliminazione graduale e il riorientamento delle sovvenzioni dannose; il rafforzamento dello stato di diritto; il riconoscimento della piena ed effettiva partecipazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali e garantendo un meccanismo efficace per monitorare e riesaminare i progressi.
La Dichiarazione ha sottolineato, inoltre, la necessità di sviluppare politiche efficaci e azioni concrete a tutti i livelli (globale, regionale e nazionale) per un cambiamento di paradigma dei modelli sociali, ambientali, economici e finanziari che hanno determinato, nel corso degli anni, la perdita di biodiversità.
Il Quadro globale sulla biodiversità, la cui bozza è stata pubblicata nel luglio 2021 dal Open Ended Working Group on the Post-2020 Global Biodiversity Framework, dovrebbe concretizzarsi in un programma di 21 azioni da realizzare entro il 2030. Tra i principali obiettivi: tutelare almeno il 20% degli ecosistemi marini (Obiettivo 2) e almeno il 30% delle aree terrestri (Obiettivo 3) entro la fine di questo decennio; ridurre l’inquinamento da tutte le fonti e, in particolare, la diminuzione di almeno i due terzi del totale di pesticidi usati in agricoltura a livello globale e l’eliminazione dei rifiuti di plastica (Obiettivo 7); adottare di misure per facilitare l’accesso alle risorse genetiche e garantire la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo (Obiettivo 13); ridurre, da un punto di vista economico finanziario, di almeno 500 miliardi di dollari all’anno i capitali concessi a tutti quei settori e a quelle attività che possono essere pericolose per la tutela della biodiversità (Obiettivo 18).
Infine, tra i risultati della COP di ottobre va menzionata la promessa della Cina di istituire un fondo per la biodiversità di 233 milioni di dollari per sostenere i progetti sulla biodiversità dei Paesi in via di sviluppo e la collaborazione tra GEF, UNDP e UNEP al fine di accelerare il sostegno finanziario e tecnico ai governi dei Paesi in via di sviluppo per prepararsi all’attuazione del quadro globale per la biodiversità post-2020 una volta adottato.