La due diligence ambientale e la sostenibilità imprenditoriale

Il tema della due diligence ambientale ha assunto una grande rilevanza all’interno del mondo della sostenibilità. Esso riguarda l’obbligo delle aziende di individuare, prevenire e riparare quei danni che, con la loro attività industriale, possono provocare nei confronti dell’ambiente e delle specie viventi.

A questo scopo, il 14 dicembre 2022, il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la Direttiva (UE) 2022/2464 riguardante la rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD).

La Direttiva, che si colloca all’interno del Green Deal e della Strategia per la finanza sostenibile va a rafforzare la precedente disciplina europea in materia di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario introdotta dalla Direttiva 2014/95/UE del Parlamento e del Consiglio europeo.

L’obiettivo è quello di colmare le lacune presenti in materia di comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità, per stabilire uno standard comune di rendicontazione da parte delle imprese di grandi dimensioni operanti nel territorio dell’Unione Europea.

In questo modo si vuole aumentare la responsabilità sociale delle imprese, andando a costruire una rete normativa europea coerente con l’obiettivo di facilitare la transizione verso un’economia pienamente sostenibile.

Le aziende dovranno fornire informazioni riguardanti sia i modi in cui la loro attività incide sulla sostenibilità, sia i modi in cui l’attuale crisi climatica influisce sulle loro politiche imprenditoriali.

Nella Direttiva del 2022, la due diligence ambientale deve venire rispettata lungo l’intera catena del valore delle imprese, coinvolgendo i partner con cui si hanno rapporti commerciali stabili. Nel caso vengano individuati impatti negativi derivanti da tali partner, le imprese devono sospendere temporaneamente il rapporto o porgli fine se gli impatti sono gravi e gli sforzi di mitigazione inefficaci.

Le nuove norme in materia di comunicazione sulla sostenibilità vanno ad essere applicate a tutte le grandi imprese e a tutte le società quotate che hanno sede nel territorio europeo. Invece, per quanto riguarda le imprese non europee, si stabilisce l’obbligo di presentare una relazione sulla sostenibilità per tutte le imprese che realizzano ricavi netti superiori a €150 milioni nel territorio dell’Unione Europea e che hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE che supera le soglie prestabilite dalla normativa.

Inoltre, le imprese devono produrre un’informativa relativa ai loro impatti in materia ambientale, sociale e di governance (Environmental, Social and Governance – ESG), seguendo le linee guida presenti nella direttiva.

L’importanza di allineare le attività di impresa con i trattati ambientali internazionali è stata già evidenziata nella sentenza svoltasi il 26 maggio 2021, emessa dalla Corte distrettuale dell’Aja. Infatti, a causa della mancata efficacia nel rispettare gli Accordi ambientali, la multinazionale petrolifera Shell dovrà obbligatoriamente ridurre le proprie emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 prendendo come anno di riferimento il 2019.

Tale sentenza è stata definita storica in quanto per la prima volta è stato imposto ad un colosso petrolifero di adeguare le proprie politiche aziendali sulla base degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il verdetto si allinea inoltre con il contesto normativo e giurisprudenziale attuale che pone i temi ambientali, sociali e di governance (ESG) al centro della strategia delle imprese.

Nel valutare la condotta della multinazionale petrolifera, sono stati usati come riferimento i Principi guida delle Nazioni Unite, i quali stabiliscono le responsabilità degli Stati e delle organizzazioni private in relazione ai diritti umani.

Il caso Shell è dunque un chiaro esempio del modo in cui le normative riguardanti la sostenibilità, come ad esempio i SDGs (gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030), l’Accordo di Parigi e le Linee Guida dell’OCSE sulle imprese, devono avere una rilevanza legale tale da forzare, se necessario, le grandi imprese a implementare i giusti criteri di sostenibilità ambientale nelle loro politiche aziendali.

Lorenzo Marchioli